domenica 22 febbraio 2015

BEKO FINAL EIGHT 2015: Olimpia Milano - Dinamo Sassari=94 - 101

Nella calda atmosfera del PalaDesio la Dinamo Sassari riesce nell'impresa di bissare il successo nella competizione nazionale.
Anche in questo caso per gli uomini di Meo Sacchetti l'avversario è di quelli veramente tosti da affrontare e che per di più non vince la coppa da ben 19 anni: l'Olimpia Milano.
Squadre che partono con i quintetti classici (con l'unica defezioni di Gentile, non proprio a posto fisicamente) con Hacket, Brooks, Moss, Melli e Samuels per l'Olimpia e Dyson, Logan, Sanders, Brooks e Lawal per la Dinamo.
Sassari sin dalla palla a due cerca di imporre il propio ritmo e piazza un parziale di 7 - 0 (a 8:53) con Logan immediatamente protagonista prima con una schiacciata e poi con una tripla.
Gli isolani cercano di mantenere i ritmi alti, portando spesso ad errore l'attacco milanese, puntando al dominio a rimbalzo in difesa e alla penetrazione, o scarico, in attacco.
Banchi cerca di mischiare le carte ma un grande Dyson, e un ottimo atteggiamento difensivo (in cui spicca il grande lavoro di Brian Sacchetti da 4 tattico), portano il risultato sul massimo vantaggio di 15 - 31 a 2:01.
Milano è ancora ferma sul campo (come mostra la palla persa di Hackett) e il quarto si chiude sul 21 - 33.
Significativa è la percentuale dal tiro dove Sassari domina con 7/11 da 2 e 4/8 da 3(Milano dalla lunga distanza segna 2/8).
Secondo periodo che si apre con 1 solo punto (Gentile su tiro libero) nel primo minuto e mezzo, con il risultato che si sblocca solo (22 - 36) con una tripla di Logan (arrivato intanto a 11 pts) a 8:14.
I ragazzi di Banchi continuano ad essere troppo molli e Sassari ne approfitta iniziando a sparare dalla lunga distanza (con i soliti Dyson e Logan) portando il punteggio sul 28 - 42 a 5:53.
A 5:24 i tentativi dalla lunga distanza dell'EA7 sono ancora 0/3 ma qualcosa sta iniziando a cambiare; l'entrata di James al posto di Samuels e quella di Ragland al posto di Hackett regalano nuova linfa ai meneghini.
La Dinamo continua a sparare dalla lunga ( 39 - 47 a 2:45) ma gli avversari sono più quadrati e compatti.
La tripla di Brooks e il tecnico alla panchina bianco - blu riaprono i giochi a 1:08 con il punteggio bloccato sul 45 - 49.
Grazie all'aiuto dell'instant replay (richiesto dall'arbitro Lamonica nel finale) si chiude il quarto con una stupenda alley - oop di Sanders a 0.8 dalla sirena.
Il primo tempo ha mostrato una serie di chiavi tattiche riscontrabili in diversi punti quali:
  • La difesa aggressiva di Sassari
  • Il tiro da 3 degli isolani
  • La fisicità di James in difesa
  • I punti vitali della panchina di Milano (20 a 5 per l'Armani) 
 Il secondo tempo comincia con una Milano molto più sicura dei propri mezzi e disposta a fare di tutto pur di rimettere sui binari giusti la partita.La superdifesa di Moss su Logan e una tripla di Kleiza riportano sotto l'Armani, a 8:31, con il punteggio di 52 - 53.
La mini reazione della squdra di Sacchetti, contenuta tutta in una tripla di Logan (20 pts a 8:12), viene vanificata dall'antisportivo fischiato a Dyson che permette agli avversari di avvicinarsi ed arrivare sul 54 - 56 a 7:53.
La Dinamo decide allora di ridisegnare la difesa e puntare sulle ripartenze, cose che gli riesce benissimo quando a finalizzare è Sanders (54 - 61 a 6:29).
Il raddoppio di marcatura su Hackett, le bombe dai 6,75 e un tecnico ad una nervosa panchina milanese consentono l'allungo sul 57 - 70 (a 4:17).
Con un Dyson incontenibile (22 pts) ed una tripla mortifera di Sacchetti sul finale si chiude la terza frazione sul 66 - 77.
Nell'ultimo quarto la musica non sembra cambiare e con le triple di Sanders e la difesa di un memorabile Sacchetti, Sassari si porta sul 70 - 87 (a 5:51).
Banchi ci crede e imposta un quintetto basso con Ragland, Hackett, Brooks, Kleiza e Melli da 5, sperando di allargare il campo e colpire da 3, ma gli avversari hanno ancora la meglio e per la squadra campione d'Italia le cose si mettono sempre peggio a 4:34 quando Hackett spende il suo quarto fallo.
Sassari continua ad imporre il suo ritmo e Milano è totalmente in palla ormai, come dimostra la strepitosa alley - oop firmata Dyson/Lawal.
Dopo l'eccessiva reazione ad un fallo di Kleiza (che esce per quinto), Milano ha una timida reazione, con due triple di Moss e Melli, che riaccende il match ( 91 - 97 a 1:22).
Un fallo in attacco di Ragland (quinto anche per lui) spezza totalmente le gambe all'Olimpia e consegna la definitiva vittoria alla Dinamo che si conferma campione.

Dinamo Sassari: 8 L'intensità di gioco e la granitica difesa sono le chiavi della vittoria di Sassari. A tutto questo va unito il vero marchio di fabbrica di coach Sacchetti, tiro da tre e leadership delle guardie, che rende la squadra un osso durissimo. In chiave tattica fondamentali sono il raddoppio su Hackett, che confonde l'attacco milanese, e il ruolo di Brian Sacchetti in difesa.

Migliori: Logan 25 pts, 2 rbo, 1 asst    Dyson 27 pts, 6 rbo, 3 asst






Olimpia Milano: 6 Subisce da subito l'aggressività di Sassari senza mai riuscire ad imporre il proprio gioco. Influenzata dalle giornate no di Gentile (fuori forma) e Kleiza, gioca quasi sempre confusa e senza precise idee tanto in attacco quanto in difesa. Banchi riesce a trovare una soluzione tattica nel secondo quarto (James da 5) che però non sfrutta successivamente, insistendo su un Samuels stanco e totalmente fuori fase. Si salvano solo Hackett, Ragland, Melli e Moss.


Migliori: Hackett 12 pts, 9 rbo, 6 asst  Ragland 21 pts, 2 rbo, 4 asst



Alessandro Falanga




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venerdì 20 febbraio 2015

TRADE, TRADE...E ANCORA TRADE: IL PAGELLONE DELLA DEADLINE DEL 19 FEBBRAIO

Dopo le fatiche dell'ASG i rumors hanno cominciato ad accendere  il mercato a stelle e srisce e le aspettative sono state  ampiamente rispettate.
Analizziamo il mercato di ogni singola squadra.

IL PAGELLONE

Boston Celtics: 6,5 Si muovono all'ultimo e riescono a mettere a segno degli ottimi colpi. Imbastiscono prima una maxi trade a 4 squadre ( con Phoenix-Milwaukee-Philadelphia) dove ottiengono i servigi dell'ottimo Isaiah Thomas (in cambio di Marcus Thorton e una prima scelta 2016 ai Suns) e poi si liberano del contratto di Tayshaun Prince, che spediscono a Detroit, ricevendo in cambio quello del nostro Gigi Datome (finalmente libero dalla tirrannia di Van Gundy) e di Jonas Jerebko.
Brooklyn Nets:6 Il loro obiettivo era quello di liberarsi di uno dei "contrattoni" delle stelle. Ci sono riusciti in parte, scambiando solamente Garnett (che ha rinunciato alla no - trade clause per tornare a "casa") con Minnesota per Thaddeus Young.
New York Knicks : 5 Avevano poco da offrire e speravano di liberarsi di Bargnani o Calderon. Si limitano all'ordinaria amministrazione scaricando Prigioni a Houston (in cambio del futuribile Alexy Shev e due scelte al secondo giro). Il loro vero obiettivo rimane il Draft.
Detroit Pistons : 7 Sono fra i più attivi nell'ultimo giorno di mercato. Riescono ad inserirsi ottimamente nella trade a 3 (con Oklahoma e Utah) ottenendo Reggie Jackson (che andrebbe a sostituire l'infortunato Jennings) e riportano a "casa" Tayshuan Prince (nella trade che ha coinvolto anche Datome). Perdono Singler e Dj Augustin ma qualche sacrificio era necessario.
Miami Heat : 7 Chiudono definitivamente la "telenovela Dragic" muovendosi d'astuzia. Imbastiscono una mega trade a 3 squadre ( con Suns e Pelicans) ricevendo i fratelli Dragic (Goran e Zoran) dalla squadra dell'Arizona. Si liberano, inoltre, di Granger (diretto a Phoenix) e Norris Cole (diretto a New Orleans).
Philadelphia Sixers : 4 Diventano anche in questo caso la "pattumiera" dell'NBA. Si inseriscono nella trade a 4 (con Phoenix-Milwaukee-Boston) perdendo Michael Carter-Williams( direzione Bucks) e ottenendo ancora una scelta (quella di Phoenix, via Lakers, protetta 1-5 nel 2015). Effettuano altri due scambi (McDaniels - Canaan con Houston e McGee/diritti su Chu Chu Maduabum - diritti su Cenk Akyol con Denver) che mostrano come anche in questa stagione l'obiettivo dei 76ers sia quello del tank sfrenato.
Milwaukee Bucks : 7 Si muovono con intelligenza e senza strafare. Ottengo Michael Carter-Williams, Miles Plumlee e Tyler Ennis nel mega affare a 4 e perdono (senza tragiche conseguenze però) il buon Brandon Knight, diretto ai Suns. Rafforzano il reparto lunghi e continuano il processo di ricostruzione (e rafforzamento) cominciato anni fa.
Washington Wizards :5 Anche loro si limitano all'ordinaria amministrazione facendo ciò che andava fatto. Spediscono il veterano Miller a Sacramento e lo sostituiscono con Ramon Sessions.
Denver Nuggets : 7 Sfumati i play - off capiscono che è il momento di "tankare". Si liberano di McGee (ormai fuori dalle rotazioni) e del duo Afflalo - Gee (finiti a Portland in cambio di Thomas Robinson, Victor Claver, Will Barton ). Ottengono scelte al prossimo Draft (una prima ed una seconda dai Trail Blazers) e i diritti su Akyol. Subito dopo la deadline firmano Joeffrey Lauvergne, lungo francese ex Chimki, continuando il processo di ricostruzione.
Minnesota Timberwolves:4 L'operazione "amarcord" è andata a buon fine. I lupi del Minnesota riportano a "casa" Kevin Garnett e mandano ai Nets Thad Young (tanto voluto in estate durante la trade Love). Operazione di marketing più che di mercato.
Houston Rockets: 6 Hanno terminato il loro mercato un mese fa. Si limitano a prendere il futuribile KJ McDaniels da Philadelphia(per Isaiah Canaan e una scelta al secondo giro) e assorbono il contratto di Prigioni da NY in cambio di due scelte al secondo giro.
Oklahoma City Thunder : 8 Oklahoma è la squadra che si muove meglio sul mercato. Si rafforza sotto le plance con Kanter e sostituisce lo scontento Jackson con Augustin (a cui si aggiungono anche Singler e Novak per allungare la panchina). Si libera anche di Perkins, UFA a giugno.
Portland Trail Blazers :8 Come Oklahoma fa quello che si deve fare.Prende i giocatori che servono (Afflalo e Gee), andando a rafforzare la panchina, e si libera dei giocatori non pervenuti durante la RS(Thomas Robinson, Victor Claver e Will Barton)
Phoenix Suns : 5,5 Dovevano decidere chi scambiare fra i vari esterni ed infine hanno cambiato i piani in corsa. Sono la squadra che cambia più giocatori; lasciano i Dragic (a Miami), Thomas(a Boston) e Plumlee(a Milwaukee) e prendono John Salmons, Justin Hamilton e Danny Granger nella trade a 3 con Miami e Pellicans e Marcus Thorton nella trade per Thomaas con i Celtics.
New Orleans Pelicans :6 Fungono da "spalla" in una  "mega trade". Ricevono Shawne Williams e Norris Cole e si liberano di John Salmons e Justin Hamilton
Sacramento Kings: 5 Ci si aspettava di più dalla squadra del neo coah George Karl. Riportano alla corte dell'ex allenatore dei Nuggets Andre Miller (pupillo del tecnico) e mandano Sessions ai Wizards.
Non pervenute:Memphis Grizzlies, Los Angeles Lakers, Los Angeles Clippers, San Antonio Spurs, Indiana Pacers, Dalla Mavericks, Toronto Raptors, Orlando Magic,Chicago Bulls,Atlanta Hawks, Cleveland Cavaliers, Charlotte Hornets



Alessandro Falanga



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martedì 17 febbraio 2015

52 e non sentirli

Quando si parla di basket la mente non può non andare ad uno dei più celebri e vincenti giocatori di questo sport: Michael Jordan.
Il fu MJ23 oggi compie la bellezza di 52 anni.
Legato, come sempre, al mondo NBA (ora come proprietario dei Charlotte Hornets), Jordan rimane ancora uno dei pilastri di questo mondo grazie alle sue gesta.
Selezionato come terza scelta assoluta al draft del 1984 (dietro ad un altro mostro sacro come Olajuwon), MJ conosce la sua consacrazione nel basket che conta negli anni novanta.
A capo dei Tori di Chicago (che vantavano anche nomi del calibro di Grant e Pippen)e guidato da coach "Zen" Phil Jackson, Jordan riesce nell'impresa di vincere tre titoli consecutivi, dal 1991 al 1993, sconfiggendo franchige del calibro di Los Angeles Lakers (di Magic e Worthy), Portland Trail Blazers (di Drexler) e Phoenix Suns (di Sir Charls Barkley).
Dopo l'assassinio del padre, nel 1993, Michael decide di lasciare la palla a spicchi per cercare fortune nell'altro sport più importante d'America, il baseball.
Nonostante la sua determinazione, il giocatore non riesce ad affermarsi nella nuova disciplina; il richiamo del parquet diventa troppo forte e l'annuncio del grande ritorno viene dato il 18 marzo 1995.
Jordan torna alla pallacanestro, e ai suoi Bulls, e lo fa in grande stile.
Dopo la parentesi dei play - off del 1995 (con i Bulls eliminati dai Magic), MJ mostra di essere ancora il re incontrastato della lega ripetendo l'impresa del three - peat.
Annuncia il suo secondo, ma non definitivo, ritiro nel 1998 ma l'amore per questo gioco lo riporta ancora una volta alla ribalta dell'NBA con la maglia dei Washington Wizards (di cui è diventato proprietario nel frattempo).
Nel 2002 - 2003, con una media di 30.1 punti a partita, decide di appendere le scarpette al chiodo ma non di lasciare definitivamente questo mondo straordinario.
Infatti diventa prima GM dei Charlotte Bobcats e poi proprietario della franchigia, riuscendo nell'impresa di riportare il vecchio nome (Hornets) sulle maglie della squadra del North Carolina.
E arriviamo ai giorni nostri.
A 52 anni suonati e con una carica da ragazzino, MJ guida i suoi Hornets dagli spalti cercando di vedere, prima o poi, brillare ancora una volta l'anello fra le sue dita.


Alessandro Falanga


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sabato 14 febbraio 2015

L'annus horribilis del basket italiano

Nel corso degli anni il campionatoitaliano ha sempre mostrato una costante, quella dei fallimenti societari.
I diversi tifosi della penisola sono ormai abituati alle sentenze estive, ai ripescaggi, agli stravolgimenti di classifica e alle modifica delle leghe.
Questa volta, però, la situazione sembra molto più complicata e le vicende che stanno caratterizzando soprattutto le leghe minori destano parecchio sconforto.
Infatti, la stagione 2014 – 2015 per la lega A2 Gold (che il prossimo anno si unirà all'attuale A2 Silver per formare una lega unica) è la peggiore di tutta la storia della palla a spicchi nostrana.
Tutto è cominciato durante il periodo di gennaio quando la Sigma Barcellona  ha annunciato la sua “cattiva” posizione economica ed il possibile ritiro dal campionato della squadra.
Quando tutto sembrava perso, e il ritiro della squadra era quasi una certezza, ecco il classico fulmine a ciel sereno: la Canditfrucht S.p.a, azienda siciliana di succhi di frutta, comunica di aver stipulato un'accordo di sponsorizzazione con la squadra che le permetterà di continuare la stagione appena cominciata.
Parallelamente, sul fronte nord della penisola italiaca, scoppia l'altro caso eclatante delle minors di A.
Questa volta volta la regione coinvolta è l'Emilia – Romagna e la squadra in causa la Fulgor Libertas Forlì.
Rispetto a Barcellona il caso di Forlì è molto più complicato.
Ripescata dopo la retrocessione della scorsa stagione e graziata dalla lega in tema di garanzie finanziarie (come denunciava anche la Bawer Matera, finalista di Silver lo scorso anno, ad inizio stagione), Forlì trova il suo vero punto debole nella società capeggiata da Massimiliano Boccio.
Al grido Vogliamo l’Eurolega, non temo Armani , Forlì comincia la stagione cestistica con le migliori intenzioni; con un budget di 5 milioni di euro (tre in più della stessa Olimpia Milano) la Fulgor imbastisce una squadra che punta alla promozione.
Zizic, Becirovi e Carraretto dal campo e coach Finelli alla guida tecnica rappresentano coloro a cui viene affidato il compito di portare la squadra ai vecchi fasti.
La stagione, nonostante qualche break tecnico, non sembrava andare male fino al sorgere, nel dicembre 2014, dei primi problemi economici.
Stipendi non pagati e debiti regressi ancora insoluti (come quello con il Comune per il Palasport) iniziano a far suonare le prime sirene d'allarme.
I giocatori cominciano a scioperare, tanto che la squadra gioca ben due partite con la primavera, e la situazione appare di giorno in giorno sempre più critica.
Arriva così il 2 gennaio 2015, quando per bocca del Presidente Mirela Mihaela Chirisi, moglie di Boccio, si decide di ritirare la squadra dal campionato e rinunciare alle prestazioni dei giocatori sotto contratto.
Altra situazione è quella della Expert Napoli.
Come per altre società anche a Napoli si è partiti con una campagna acquisti faraonica, vedi Spinelli, Traini e Calvani, e con tutte le migliori intenzioni per riportare il basket partenopeo ai massimi livelli.
Al pari di Barcellona la Expert Napoli si è trovata di punto in bianco senza coperture finanziarie, con conseguente sciopero dei giocatori, e con la concreta possibilità di ritirare la squadra ma, come per la Sigma, anche in questo caso, dopo giorni di trattative, è arrivato l'aiuto, del Gruppo Castaldo per la precisione, a salvare una situazione di per sé disperata.
Ultima, ma non per gravità di situazione, è la Veroli Basket.
Al contrario di tutte le altre società i problemi di Veroli nascono durante il periodo di pre – season.
Con l'intento di creare un vero e proprio “laboratorio di giovani promesse", la Veroli Basket stipula un accordo di collaborazione con la Stella Azzurra Basket (formazione da sempre famosa per il suo “florido vivaio”).
I problemi però non tardano ad arrivare date le diverse visioni fra le due società riguardanti soprattutto la gestione dei giocatori ex Stella Azzurra (vedi i talentuosi La Torre e Cucci).
La situazione creatasi, però, non sembra compromettere il prosieguo della stagione nonostante le tante debacle in campo e qualche forfait fra i giocatori.
Proprio quando tutto sembrava risolto ecco la catastrofe: il 13 febbraio 2015 il Presidente Uccioli comunica l'impossibilità di continuare a sostenere le spese per la squadra e, di conseguenza, annuncia il ritiro della stessa dalla A2 Gold.
Per la prima volta nella storia del basket professionistico si assiste ad un doppio ritiro e ad una serie di crisi continue.
Un po' per la crisi economica, un po' per l'incoscienza di società e lega, il nostro basket sta diventando sempre più un colabrodo, portando a campionati falsati e false speranza per tifosi e giocatori.
Fino a quando non si deciderà di rispettare alla lettera le regole, queste situazioni si verificheranno di continuo rendendo la pallacanestro nostrana la più instabile, e meno attraente, d'Europa.


Alessandro Falanga




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venerdì 6 febbraio 2015

GLI ITALIANI D'AMERICA

Più volte abbiamo parlato del rapporto fra due dei quattro “moschettieri” italiani", Marco Belinelli e Luigi “Gigi” Datome, e il basket d'oltreoceno.
Questa volta, invece, vogliamo discutere delle altre due stelle nostrane e della loro strana posizione nei rispettivi roster.
Per quanto riguarda la situazione in casa Knicks si può dire che la rivoluzione firmata Phil Jackson è appena cominciata.
Dopo lo scambio che ha portato J.R. Smith e Iman Schumpert a Cleveland, il “maestro Zen” ha deciso di liberarsi da subito dei contratti più pesanti (escluso Melo), anche se prossimi alla scadenza.
La decisione rimanda ad un unico indiziato in questo caso (data la scelta di mantenere ancora Stoudemire, salvo decisioni clamorose dell'ala dopo l'ASG): Andrea Bargnani.
Il calvaro dell'ormai ex “Mago” è cominciato nel 2011 quando i primi malori al polpaccio gli costano molto in termini di rendimento.
La stagione regolare in corso è stata ancora più tragica per Andrea che è riuscito a giocare solamente due partite, o meglio una partita e due minuti, a causa dei continui guai muscolari.
La sua condizione e soprattutto il sugo mega contratto (10.5 mln) in scadenza hanno convinto la dirigenza blu - arancio a trovare una soluzione definitiva: IL TAGLIO.
Il lungo ex Treviso si trova in una posizione molto scomodo che può mettere seriamente a repentaglio la sua carriera nel basket a stelle e strisce.
Infatti sono poche le squadre disposte ad ingaggiare l'azzurro, avendolo a mezzo servizio, e per di più a strapagarlo per stare in infermeria.
Altra situazione è quella dei Denver Nuggets e di Danilo Gallinari.
Il pessimo record di 19 – 31 e le continue defezioni hanno fatto risuonare il campanello dall'allarme tra i dirigenti del Colorado.
Il GM Tim Connelly ha infatti dichiarato che tutta la squadra è sul mercato e non solo i “soliti” Chandler e McGee.
Il Gallo è reduce da una stagione stroncata dalla rottura del legamento (la scorsa) e da un'operazione al menisco nel dicembre del 2014.
I suoi numeri stanno tornando quelli di sempre ma lo smalto non è più quello di una volta.
Rispetto a Bargnani il suo destino sarebbe roseo in ogni caso, in quanto la permanenza a Denver coinciderebbe con una rinascita da protagonista nei Nuggets (data la quasi certa cessione di Chandler a cui ruberebbe il posto) e anche una possibile trade lo renderebbe strategico per qualunque squadra.
Danilo sembra quasi avere l'occasione di una vita in cui può dimostrare, ancora di più, il suo valore e prendersi i meritati applausi, come già accaduto al Beli.
Il mondo NBA riserva sempre tante sorprese e fino alla trade deadline del 19 febbraio può succedere di tutto.
FORZA RAGAZZI!!


Alessandro Falanga




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