Mani fatate, Q.I. cestistico e
"bassa statura".
Sono queste le caratteristiche che meglio descrivono
Maques Green, giocatore giramondo tornato da poco in Italia alla corte di
Frank Vitucci.
Il play di
Philadelphia, tagliato dal
Ted Ankara (dove viaggiava a
11.2 pts e
8.8 asst), torna nella sua amata
Avellino dopo ben cinque anni.
Alla
Sidigas ritrova anche il suo vecchio coach che riuscì a valorizzarlo nel nostro campionato e fargli raggiungere la post- season (dove la squadrà fu eliminata dalla
Benetton Treviso al primo turno).
Nello scacchiere bianco - blu
Green avrà l'ingrato compito di sopperire alla svogliatezza delle guardie (in particolar modo
Gaines) e di far trovare nuovo smalto alla squadra.
La mossa sembra alquanto strana per la
Scandone anche se utile per rimuovere alcune grane in attacco.
Da
Avellino ci si aspettava più un rinforzo sotto le plance ma la dirigenza, anche in questa stagione, ha preferito "rimpolpare" il reparto piccoli.
Il roster, infatti, conta ora ben quattro play - maker
(Gaines, Cavaliero, Cadougan e appunto Green), tre guardie
(Banks, Hanga e Cortese) e solamente quattro lunghi
(Harper e Trasolini fra le ali e Anosike e Lechtaler fra i centri).
Green potrebbe essere utile a
Vitucci per allargare maggiormente in campo, sfruttando anche le sue doti da 3, e per aumentare le giocate in pick&roll con
Anosike, che di fatto è l'unico punto fermo sotto canestro (come lo era anche
Dunston ai tempi di
Varese per intenderci).
L'abilità del
"folletto" negli assist, inoltre, potrebbe risultare la nuova arma dell'attacco avellinese.
Nonostante il nuovo innesto, rimangono irrisolti tutti gli altri problemi della squadra.
Dal punto di vista del roster la
Sidigas risultà essere ancora incompleta e sbilanciata; ad una corta panchina (dove figurano anche
Gioia e
Morgillo solamente per rispettare il 5+5 del formato di squadra) si associano anche l'eccesso di
play - maker (come lo scorso anno) e la totale assenza di
SF pure.
Inoltre il gioco di coach
Vitucci è diventato prevedibile e meccanico per la
Serie A: fondata sul motto
"la miglior difesa è l'attacco", la tattica dell'allenatore ex
Varese si basa su ritmi altissimi e tiri nei primi
10" dell'azione (con conseguenti triple tentate a raffica) e su una
"confusione totale" in difesa.
L'attacco, poi, è di
"D'Antoniana memoria" comprendendo il solo
Anosike a lottare sotto canestro e tutti gli altri giocatori ad allargarsi sul perimetro.
Infine una riflessione deve essere fatta sulla nazionalità dei singoli componenti del roster.
Al pari di altre squadre anche gli
Irpini sembrano più una squadra di
NCAA (almeno per la nazionalità) che di campionato italiano.
Su cinque nazionali e un passaportato (
Trasolini), solamente tre di loro (
Cavaliero, Cortese e lo stesso Trasolini) calcano regolarmente il parquet (con
Lecthaler che segue a ruota ma con molti meno minuti), mentre i già citati
Gioia e
Morgillo svolgono regolarmente il ruolo di
"sventola asciugamano".
Alessandro Falanga
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