EuroBasket 2015 |
Più che la partita, a fare notizia è, ahimè, l'intera analisi sul torneo continentale e sull'ennesima esperienza in agrodolce per l'ItalBasket.
In questo caso specifico, non è possibile individuare solamente un fattore a cui imputare tutte le sfortune azzure ma è necessario analizzare diversi elementi(sia interni che esterni alla nazionale) a cui attribuire le gioie ed i dolori nostrani.
Fattore 1: inconsapevolezza dei propri mezzi - Durante il periodo pre-Europeo sono state create diverse aspettative sul gruppo facendo riferimento, in particolar modo, alla presenza dei tre NBA. Fra coloro che non si accontentavano di un posto sul gradino più basso del podio e chi parlava di nuovo trionfo in Francia (dopo quello del 1999), si è più parlato della forza dei singoli giocatori a discapito della vera forza della squadra in campo: il collettivo. Inoltre, la sconfitta contro la Turchia all'eserdio, ha, in un certo senso, ridimensionato la portata dei 12, con continui timori anche quando si affontavano avversari modesti (vedi Islanda o Israele). .
Fattore 2: questione allenatore - L'esperienza di Simone Pianigiani sembra essere giunta al termine. Nonostante abbia avuto dei roster paragonabili a quelli delle precedenti imprese europee, non è mai riuscito ad imporsi in campo internazionale. In in sei anni da capo allenatore della nazionale ha collezionat solamente tre qualificazioni all'Europeo (con eliminazione al primo turno nell 2011, ottavo posto nel 2013 e settimo nel 2015) mancando la qualificazione prima alle Olimpiadi di Londra e poi ai Mondiali di Spagna. A livello tattico è risultato, a volte, indeciso e poco chiaro nelle scelte mentre per quanto riguarda la gestione del roster è stato l'unico ad usare solamente sporadicamente l'undicesimo ed il dodicesimo uomo (rispettivamente Polonara e Della Valle) Nonostante la grande esperienza a livello di club non ha mai mostrato di meritarsi totalmente la panchina azzura.
Fattore 3: scarsità di giocatori in ruoli chiave - Questo fattore,strettamente legato alla realtà italiana di club, ha messo più volte in difficoltà lo staff nel decidere "chi doveva fare cosa". I ruoli maggiormenti scoperti sono stati quello di play dove, nonostante le ottime prestazioni di Cinciarini ed Hackett, si è notata l'assenza di un play puro in grado di dettare i ritmi e di far girare la squadra nel momento giusto, e quello di centro, ruolo che in Lega A ricoprono con una certa fortuna solamente Cusin (convocato poi da Pianigiani) e Cervi(escluso dai 12 finali).
Fattore 4: eccessiva presenza di giocatori stranieri nel campionato nazionale - Il punto, che riprende in un certo senso il ragionamento intrapreso nel fattore precedente, porta ad una delle più grandi pecche della pallacanestro tricolore: l'impossibilità dei giovani talenti nostrani di mettersi in mostra ed emerge. Il ruolo di sventola asciugamani riservato a molti nei diversi club (di solito esclusivamente per raggiungere la quota di nazionali prevista per regolamento) alimenta un campionato in cui la fanno da padroni gli americani (presenti sempre a referto nel quintetto base di tante squadre) rispetto a ragazzi del vivaio o delle serie inferiori. Questo punto è reso maggiormente visibile sin dalla partiolare assenza di giocatori della squadra campione d'Italia e dalle speranze generali legate a pochissime realtà (vedi Reggio Emilia, in parte Cremona e, a partire da questa stagione, Pesaro).
Ora per la nazionale comincia l'ora della riflessione e della ricostruzione, in attesa di affrontare l'ultima fatica utile per approdare al di là dell'Oceano.
Go azzurri!!
Alessandro Falanga
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