martedì 30 dicembre 2014
BUON ANNO
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mercoledì 24 dicembre 2014
Paura e delirio a "Motorcity": i Pistons e la rivoluzione interna
Negli ultimi anni in NBA si è ampiamente diffusa la moda di costruire una squadre mettendo insieme diverse stelle in grado di garantire un rendimento eccellente in poco tempo.
Non sempre ,però, il roster a disposizione assicura grandi prestazioni e la chimica di squadra influenza spesso l'andamento stagionale di tutta la franchigia.
Il caso più eclatante è quello dei Detroit Pistons.
Nati sulla scia dei "Big three" di Miami, nella città del Michigan si decide di dare vita , circa due anni fa, ad un progetto in grado di portare la squadra ai fasti di una volta.
Fondati sull'asse Jennings - Smith - Drummond, i Pistons dell'allora coach Cheeks sembrano promettere bene... ma qualcosa comincia a non funzionare.
La mancata qualificazione alla post-season, e le figuracce rimediate in campo, non scoraggiano però i dirigenti della MotorCity che decidono di mettere in piedi un nuovo progetto guidato dall' ex Magic Stan Van Gundy nelle vesti di presidente/coach.
La squadra, modificata di poco rispeto alla precedente stagione, non sembra però dare risposte ottendendo solamente il pessimo record di 5 vittorie e 23 sconfitte.
La causa di questo tracollo, non tanto inaspettato, deriva, secondo gli addetti ai lavori, dalla difficile convinenza fra i tre lunghi titolari adattati spesso a ruoli non proprio familiari.
Quando tutto sembra ormai segnato arriva il classico fulmine a ciel sereno: il presidente/coach Van Gundy decide di tagliare l'ala ex Atlanta Josh Smith.
La notizia lascia di stucco sia l'intera Lega, per la possibilità di tesserare un giocatore di alto livello, sia i tifosi di Detroit, mortificati dal destino di una squadra ormai allo sbaraglio.
Per quanto rigurada Josh Smith, 13,5 milioni a stagione per 2 anni, si prospettano diverse soluzioni.
L'ala ex Atlanta, infatti, subito dopo il taglio ha ricevuto ben 3 offerte rispettivamente da Dallas, Houston e Sacramento.
Souzione Dallas
Qualora approdasse ai Mavericks, Smith andrebbe a ricoprire il ruolo di cambio di Dirk Nowitzki. Il suo destino sarebbe quello di "guidare" la second unit dei Texani diventando effettivamente un quinto, se non sesto o settimo, violino della squadra. La nota positiva è rappresentata dal suo possibile ritorno in posizione di 4 che lo riporterebbe alle cifre di una volta.
L'amicizia con Rondo, inoltre, potrebbe favorire l'approdo alla corte di Cuban.
Probabile Starting Five: Rondo - Ellis - Parsons - Nowitzki (Smith) - Chandler
Soluzione Houston
I Rockets sembrano la destinazione più probabile per l'ala. A Houston sarebbe al centro di un vero progetto vincente andando a completare un ottimo terzetto con Harden e Howard. Anche in questo caso tornerebbe in posizione di 4, con l'ingrato compito di fare da chioccia al giovane Terence Jones nel basket che conta.
L'amicizia con Howard, e la possibilità di entrare a far parte del roster di una contender, potrebbe favorire l'approdo a Houston
Probabile Starting Five: Bradley - Harden - Ariza - Smith - Howard
Soluzione Sacramento
I Kings lo cercano, come i Mavericks, da quasi due anni. Durante la pausa estiva cercarono invano lo scambio con i Pistons ma l'operazione non andò mai in porto. A Sacramento troverebbe giocatori del calibro di Gay e Cousins e una squadra in grado di stupire in NBA. Il problema vero si avrebbe nello spogliatoio dove la convivenza con giocatori dal carattere vivace come il suo, vedi Cousins, renderebbe l'ambiente di Sacramento poco gradevole.
Probabile Starting five: Collison - McLemore - Gay - Smith - Cousins
Per qunto riguara Detroit, invece, la situazione sembra assai complicata.
Il pessimo record e il roster a disposizione farebbe pensare al peggio ma ci potrebbero essere delle sorprese.
Dal punto di vista delle rotazioni si potrebbe avere un cambio radicale.
Infatti, il taglio di J-Smoove lascia scoperto lo spot di ala piccola (ruolo ricoperto in maniera pessima dall'ex Hawks in questi due anni); la situazione mette in discussione tutte le gerarchie create fino ad ora tanto da far pensare anche ad un inserimento del nostro "Gigi" Datome negli schemi del coach.
Il quintetto di Detroit attualmente potrebbe essere il seguente: Jennings - Caldwell Pope - Butler (Datome) - Monroe - Drummond.
La rivoluzione in casa Pistons è appena cominciata... e potrebbe riservare qualunque sorpresa.
Alessandro Falanga
Non sempre ,però, il roster a disposizione assicura grandi prestazioni e la chimica di squadra influenza spesso l'andamento stagionale di tutta la franchigia.
Il caso più eclatante è quello dei Detroit Pistons.
Nati sulla scia dei "Big three" di Miami, nella città del Michigan si decide di dare vita , circa due anni fa, ad un progetto in grado di portare la squadra ai fasti di una volta.
Fondati sull'asse Jennings - Smith - Drummond, i Pistons dell'allora coach Cheeks sembrano promettere bene... ma qualcosa comincia a non funzionare.
La mancata qualificazione alla post-season, e le figuracce rimediate in campo, non scoraggiano però i dirigenti della MotorCity che decidono di mettere in piedi un nuovo progetto guidato dall' ex Magic Stan Van Gundy nelle vesti di presidente/coach.
La squadra, modificata di poco rispeto alla precedente stagione, non sembra però dare risposte ottendendo solamente il pessimo record di 5 vittorie e 23 sconfitte.
La causa di questo tracollo, non tanto inaspettato, deriva, secondo gli addetti ai lavori, dalla difficile convinenza fra i tre lunghi titolari adattati spesso a ruoli non proprio familiari.
Quando tutto sembra ormai segnato arriva il classico fulmine a ciel sereno: il presidente/coach Van Gundy decide di tagliare l'ala ex Atlanta Josh Smith.
La notizia lascia di stucco sia l'intera Lega, per la possibilità di tesserare un giocatore di alto livello, sia i tifosi di Detroit, mortificati dal destino di una squadra ormai allo sbaraglio.
Per quanto rigurada Josh Smith, 13,5 milioni a stagione per 2 anni, si prospettano diverse soluzioni.
L'ala ex Atlanta, infatti, subito dopo il taglio ha ricevuto ben 3 offerte rispettivamente da Dallas, Houston e Sacramento.
Souzione Dallas
Qualora approdasse ai Mavericks, Smith andrebbe a ricoprire il ruolo di cambio di Dirk Nowitzki. Il suo destino sarebbe quello di "guidare" la second unit dei Texani diventando effettivamente un quinto, se non sesto o settimo, violino della squadra. La nota positiva è rappresentata dal suo possibile ritorno in posizione di 4 che lo riporterebbe alle cifre di una volta.
L'amicizia con Rondo, inoltre, potrebbe favorire l'approdo alla corte di Cuban.
Probabile Starting Five: Rondo - Ellis - Parsons - Nowitzki (Smith) - Chandler
Soluzione Houston
I Rockets sembrano la destinazione più probabile per l'ala. A Houston sarebbe al centro di un vero progetto vincente andando a completare un ottimo terzetto con Harden e Howard. Anche in questo caso tornerebbe in posizione di 4, con l'ingrato compito di fare da chioccia al giovane Terence Jones nel basket che conta.
L'amicizia con Howard, e la possibilità di entrare a far parte del roster di una contender, potrebbe favorire l'approdo a Houston
Probabile Starting Five: Bradley - Harden - Ariza - Smith - Howard
Soluzione Sacramento
I Kings lo cercano, come i Mavericks, da quasi due anni. Durante la pausa estiva cercarono invano lo scambio con i Pistons ma l'operazione non andò mai in porto. A Sacramento troverebbe giocatori del calibro di Gay e Cousins e una squadra in grado di stupire in NBA. Il problema vero si avrebbe nello spogliatoio dove la convivenza con giocatori dal carattere vivace come il suo, vedi Cousins, renderebbe l'ambiente di Sacramento poco gradevole.
Probabile Starting five: Collison - McLemore - Gay - Smith - Cousins
Per qunto riguara Detroit, invece, la situazione sembra assai complicata.
Il pessimo record e il roster a disposizione farebbe pensare al peggio ma ci potrebbero essere delle sorprese.
Dal punto di vista delle rotazioni si potrebbe avere un cambio radicale.
Infatti, il taglio di J-Smoove lascia scoperto lo spot di ala piccola (ruolo ricoperto in maniera pessima dall'ex Hawks in questi due anni); la situazione mette in discussione tutte le gerarchie create fino ad ora tanto da far pensare anche ad un inserimento del nostro "Gigi" Datome negli schemi del coach.
Il quintetto di Detroit attualmente potrebbe essere il seguente: Jennings - Caldwell Pope - Butler (Datome) - Monroe - Drummond.
La rivoluzione in casa Pistons è appena cominciata... e potrebbe riservare qualunque sorpresa.
Alessandro Falanga
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giovedì 18 dicembre 2014
"OH MAMMA MIA!!"... L'ascesa di Marco Belinelli nel mondo NBA
L'NBA è il sogno di qualunque giocatore.
Se sei un giocatore europeo, e per di più italiano, quel sogno può diventare un'utopia.
Ma la storia non va sempre così, soprattutto se ti chiami Marco Belinelli.
Belinelli muove i suoi primi sul parquet con le giovanili della Virtus Bologna dove vince ben 4 campionati provinciali e regionali.
Passa alla Fortitudo Bologna nel 2003 dove sotto l'ala protettiva di coach Repesa riesce ad ottenere anche le prime gratificazioni sportive come lo scudetto del 2004-2005 o la finale(poi persa con il Maccabi Telaviv) di Eurolega.
Nel 2007 si presenta l'occasione di una vita: la scelta, alla numero 18 del primo giro, al Draft da parte dei Golden State Warriors.
Marco raccogliede la sfida con entusiasmo e riesce addirittura ad entrare nel quintetto base per ben tredici partite.
Verrà ricordato ad Oakland come "Rocky" dopo la grande prestazione da 23 punti contro i Toronto Raptors di Bargnani.
Nel 2009 viene scambiato proprio con i Raptors, per Devean George, dove però viene messo un bel pò in ombra dal talento di casa DeRozan.
L'anno successivo viene scambiato con i New Orleans Hornets, per Julian Wright, dove riesce ad incidere maggiormente.
Partendo dal quintetto titolare, assieme a giocatori del calibro di Chris Paul - Trevor Ariza - David West - Emeka Okafor, riesce a stabilire ottime percentuali, con 10 pts a partita, e a distinguersi per il mortifero tiro da tre (40%).
Inizia a conoscere la post-season e le buona prestazione contro i Los Angeles Lakers gli permette di farsi notare da coach Thibodeau che lo porta a Chicago l'anno successivo.
A Chicago Belinelli matura definitivamente con miglioramenti continui non solo nello score e nella difesa ma anche nella personalità (toglierà le castagne dal fuoco a Chicago più di una volta con punti all'ultimo secondo).
Nonostante l'ottima annata i Bulls decidono di non rinnovarlo... Facendo un grosso errore
A questo punto della sua carriera non poteva non arrivare l'occasione d'oro che gli viene offerta dai San Antonio Spurs.
Nella prima stagione con gli "speroni" Belinelli diventa un giocatore di livello superiore.
Aggiorna per due volte il suo carrer hig, con 28 e 32 punti (contro i Knicks di Bargnani), e con la percentuale del 44% al tiro da tre viene invitato all'All Star Game dove si aggiudica la gara dalla lunga distanza.
Il 15 giugno 2014 stabilisce un nuovo record: diventa il primo italiano a vincere un titolo NBA.
Nella stagione in corso conferma il suo rendimento in campo tanto che coach Popovic inzia a dargli maggiore fiducia schierandolo nei momenti cruciali.
I suoi tiri da 3 fanno ancora emozionare tanto al punto da far sobbalzare anche i cronisti degli Spurs dalla sedia al grido...OH MAMMA MIA!!
San Antonio
Alessandro Falanga
Se sei un giocatore europeo, e per di più italiano, quel sogno può diventare un'utopia.
Ma la storia non va sempre così, soprattutto se ti chiami Marco Belinelli.
Belinelli muove i suoi primi sul parquet con le giovanili della Virtus Bologna dove vince ben 4 campionati provinciali e regionali.
Passa alla Fortitudo Bologna nel 2003 dove sotto l'ala protettiva di coach Repesa riesce ad ottenere anche le prime gratificazioni sportive come lo scudetto del 2004-2005 o la finale(poi persa con il Maccabi Telaviv) di Eurolega.
Nel 2007 si presenta l'occasione di una vita: la scelta, alla numero 18 del primo giro, al Draft da parte dei Golden State Warriors.
Marco raccogliede la sfida con entusiasmo e riesce addirittura ad entrare nel quintetto base per ben tredici partite.
Verrà ricordato ad Oakland come "Rocky" dopo la grande prestazione da 23 punti contro i Toronto Raptors di Bargnani.
Nel 2009 viene scambiato proprio con i Raptors, per Devean George, dove però viene messo un bel pò in ombra dal talento di casa DeRozan.
L'anno successivo viene scambiato con i New Orleans Hornets, per Julian Wright, dove riesce ad incidere maggiormente.
Partendo dal quintetto titolare, assieme a giocatori del calibro di Chris Paul - Trevor Ariza - David West - Emeka Okafor, riesce a stabilire ottime percentuali, con 10 pts a partita, e a distinguersi per il mortifero tiro da tre (40%).
Inizia a conoscere la post-season e le buona prestazione contro i Los Angeles Lakers gli permette di farsi notare da coach Thibodeau che lo porta a Chicago l'anno successivo.
A Chicago Belinelli matura definitivamente con miglioramenti continui non solo nello score e nella difesa ma anche nella personalità (toglierà le castagne dal fuoco a Chicago più di una volta con punti all'ultimo secondo).
Nonostante l'ottima annata i Bulls decidono di non rinnovarlo... Facendo un grosso errore
A questo punto della sua carriera non poteva non arrivare l'occasione d'oro che gli viene offerta dai San Antonio Spurs.
Nella prima stagione con gli "speroni" Belinelli diventa un giocatore di livello superiore.
Aggiorna per due volte il suo carrer hig, con 28 e 32 punti (contro i Knicks di Bargnani), e con la percentuale del 44% al tiro da tre viene invitato all'All Star Game dove si aggiudica la gara dalla lunga distanza.
Il 15 giugno 2014 stabilisce un nuovo record: diventa il primo italiano a vincere un titolo NBA.
Nella stagione in corso conferma il suo rendimento in campo tanto che coach Popovic inzia a dargli maggiore fiducia schierandolo nei momenti cruciali.
I suoi tiri da 3 fanno ancora emozionare tanto al punto da far sobbalzare anche i cronisti degli Spurs dalla sedia al grido...OH MAMMA MIA!!
San Antonio
Alessandro Falanga
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Ricomincio dal "tank": i Boston Celtics e la nuova ricostruzione
In questi anni di "big three" e di stelle migrate da un capo all'altro degli Stati Uniti si è assistito anche ad un altro fenomeno particolare: la crisi delle storiche squadre NBA.
Fra le tante una sta continuando il suo processo di rinnovamento attraverso la cessione delle sue ultime stelle: i Boston Celtics.
Lontani dal basket che conta dal 2010, e dal titolo dal 2007, i Celtics hanno deciso di cominciare, ancora una volta, tutto daccapo e puntare sui giovani talenti sparsi nel mondo della palla a spicchi.
Infatti da qualche giorno la dirigenza ha messo sul mercato gli ultimi due eroi dei "verdi": Rajon Rondo, reduce da un titolo e 2 finals, e Jeff Green.
La cessione dei due, e in particolar modo quella di Rondo, evidenzia l'intenzione della squadra di cambiare rotta e di chiudere definitivamente con il passato.
Rajon Rondo è al centro di voci di mercato dallo scorso anno quando dopo l'infortunio iniziava ad essere di troppo in una squadra come Boston.
Ottimo playmaker e grande passatore è diventato famoso per le sue palle rubate e per le sue penetrazioni fulminee.
Deficita un pò dalla lunga distanza e ai liberi ma è in grado di guidare la squadra alla vittoria.
E' stato accostato diverse volte alle più disparate squadre ma fino a questo momento nessuno si era mai sbilanciato.
Ora entrano in gioco ben cinque franchige: Dallas Mavericks, Houston Rockets, Sacramento Kings, Los Angeles Lakers e New York Knicks.
Fra queste solo i Mavericks, però, hanno avanzato un'offerta che comprende diverse scelte, compresa una prima, e il contratto del centro Brendan Wright in scadenza.
I Celtics cercano soprattutto scelte e contratti leggeri in scadenza.
Su questo punto senza dubbio sembrano in vantaggio le texane ma potrebbero esserci clamorosi colpi di scena coinvolgendo anche altre squadre.
Jeff Green, invece, dopo le sfortunate vicissitudini legate al periodo "celtico", sembra in procinto di salutare la squadra dopo essere stato considerato più volte il successore di Paul Pierce.
Giocatore dal doppio ruolo, ala piccola/ala grande, è un ottimo difensore ed un ottimo tiratore da tre.
Deficita leggermente sul gioco in post ma è in grado di aiutare la squadra a modo suo.
A differenza di Rondo la sua situazione è leggermente differente.
Potrebbe finire in qualsiasi squadra non solo per le sue doti ma anche e soprattutto per il suo contratto.
Infatti Green ha un contratto di 9,5 milioni per questa stagione con una player option per il prossimo.
Questo lo rende appetibilissimo e ricercatissimo sul mercato sia per una contender che per una squadra in cerca di riscatto.
La ricostruzione in quel di Boston è in atto.
Solo i prossimi giorni ci sapranno dire quali mosse verranno effettuate.
Alessandro Falanga
Fra le tante una sta continuando il suo processo di rinnovamento attraverso la cessione delle sue ultime stelle: i Boston Celtics.
Lontani dal basket che conta dal 2010, e dal titolo dal 2007, i Celtics hanno deciso di cominciare, ancora una volta, tutto daccapo e puntare sui giovani talenti sparsi nel mondo della palla a spicchi.
Infatti da qualche giorno la dirigenza ha messo sul mercato gli ultimi due eroi dei "verdi": Rajon Rondo, reduce da un titolo e 2 finals, e Jeff Green.
La cessione dei due, e in particolar modo quella di Rondo, evidenzia l'intenzione della squadra di cambiare rotta e di chiudere definitivamente con il passato.
Rajon Rondo è al centro di voci di mercato dallo scorso anno quando dopo l'infortunio iniziava ad essere di troppo in una squadra come Boston.
Ottimo playmaker e grande passatore è diventato famoso per le sue palle rubate e per le sue penetrazioni fulminee.
Deficita un pò dalla lunga distanza e ai liberi ma è in grado di guidare la squadra alla vittoria.
E' stato accostato diverse volte alle più disparate squadre ma fino a questo momento nessuno si era mai sbilanciato.
Ora entrano in gioco ben cinque franchige: Dallas Mavericks, Houston Rockets, Sacramento Kings, Los Angeles Lakers e New York Knicks.
Fra queste solo i Mavericks, però, hanno avanzato un'offerta che comprende diverse scelte, compresa una prima, e il contratto del centro Brendan Wright in scadenza.
I Celtics cercano soprattutto scelte e contratti leggeri in scadenza.
Su questo punto senza dubbio sembrano in vantaggio le texane ma potrebbero esserci clamorosi colpi di scena coinvolgendo anche altre squadre.
Jeff Green, invece, dopo le sfortunate vicissitudini legate al periodo "celtico", sembra in procinto di salutare la squadra dopo essere stato considerato più volte il successore di Paul Pierce.
Giocatore dal doppio ruolo, ala piccola/ala grande, è un ottimo difensore ed un ottimo tiratore da tre.
Deficita leggermente sul gioco in post ma è in grado di aiutare la squadra a modo suo.
A differenza di Rondo la sua situazione è leggermente differente.
Potrebbe finire in qualsiasi squadra non solo per le sue doti ma anche e soprattutto per il suo contratto.
Infatti Green ha un contratto di 9,5 milioni per questa stagione con una player option per il prossimo.
Questo lo rende appetibilissimo e ricercatissimo sul mercato sia per una contender che per una squadra in cerca di riscatto.
La ricostruzione in quel di Boston è in atto.
Solo i prossimi giorni ci sapranno dire quali mosse verranno effettuate.
Alessandro Falanga
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lunedì 15 dicembre 2014
Se il "Mamba" supera il "Re"
Ci sono volute ben due partite ma alla fine il record è arrivato.
Dopo la sofferta vittoria contro i Minnesota Timberwolves per 100 a 94 ed una prestazione da 26 punti 2 assist e 1 palla rubata, Kobe Bryant diventa il terzo marcatore di tutti i tempi con 32.293.
L'impresa è ancora più ampia perchè il "Black Mamba" è riuscito a superare nientemeno che sua maestà Michael Jordan.
Figlio di Joe Bryant, ricordato anche in Italia per le esperienze a Reggio Calabria - Pistoia e Reggio Emilia, Kobe muove i primi passi sul parquet proprio nel "bel paese"fra il 1984 e il 1991.
Nel 1996 decide di fare il grande salto nel basket che conta ma il draft lo confina alla posizione 13 e ad un futuro a Charlotte con gli Hornets.
L'abilità dell'esperto Jerry West, ex leggenda e allora GM dei Lakers, riesce a mettere a segno un colpo da maestro: Vlade Divac, centro ventottenne di esperienza nella lega, per la giovane guardia cresciuta cestisticamente in Italia.
La trade cambierà sia il destino della squadra che del giocatore.
Infatti, dopo gli anni da rookie e sophomore (dove si fa notare per le sue giocate e per le schiacciate nell'all-star game), comincia l'ascesa del giocatore sotto l'ala protettiva di coach "Zen" Phil Jackson e in coppia con Shaquille O'Neal.
Arriva il three-peat e Kobe diventa sempre più uomo franchigia della città degli angeli.
Dopo la parentesi senza vittorie, ma con grandi prestazioni anche in squadre non all'altezza della situazione, Bryant riprende in mano la squadra e, in concomitanza con il ritorno di Jackson, riporta i gialloviola ai fasti di un tempo.
Ritornano le finals e ritornano anche i titoli (2008 e 2009) in coppia con un altro lungo d'eccezione :Pau Gasol.
Dopo il quinto titolo iniziano a sprecarsi i paragoni con Jordan ma, purtroppo, il sesto anello non arriva.
L'addio di Jackson, divenuto nel frattempo Presidente dei Knicks, e l'abbandono dei pezzi da novanta della squadra lo proiettano ai giorni nostri dove, nonostante una squadra al di sotto delle aspettative, la guardia nativa di Philadelpia riesce ad imporre il suo stile unico nella lega.
Riesce a superare nei punti
un mito del basket NBA alla veneranda età di 36 anni e ad un anno dal ritiro.
Quando il sesto anello sembra quasi un'utopia...
Oppure No...
Congratulazioni Kobe!!!
Alessandro Falanga
Dopo la sofferta vittoria contro i Minnesota Timberwolves per 100 a 94 ed una prestazione da 26 punti 2 assist e 1 palla rubata, Kobe Bryant diventa il terzo marcatore di tutti i tempi con 32.293.
L'impresa è ancora più ampia perchè il "Black Mamba" è riuscito a superare nientemeno che sua maestà Michael Jordan.
Figlio di Joe Bryant, ricordato anche in Italia per le esperienze a Reggio Calabria - Pistoia e Reggio Emilia, Kobe muove i primi passi sul parquet proprio nel "bel paese"fra il 1984 e il 1991.
Nel 1996 decide di fare il grande salto nel basket che conta ma il draft lo confina alla posizione 13 e ad un futuro a Charlotte con gli Hornets.
L'abilità dell'esperto Jerry West, ex leggenda e allora GM dei Lakers, riesce a mettere a segno un colpo da maestro: Vlade Divac, centro ventottenne di esperienza nella lega, per la giovane guardia cresciuta cestisticamente in Italia.
La trade cambierà sia il destino della squadra che del giocatore.
Infatti, dopo gli anni da rookie e sophomore (dove si fa notare per le sue giocate e per le schiacciate nell'all-star game), comincia l'ascesa del giocatore sotto l'ala protettiva di coach "Zen" Phil Jackson e in coppia con Shaquille O'Neal.
Arriva il three-peat e Kobe diventa sempre più uomo franchigia della città degli angeli.
Dopo la parentesi senza vittorie, ma con grandi prestazioni anche in squadre non all'altezza della situazione, Bryant riprende in mano la squadra e, in concomitanza con il ritorno di Jackson, riporta i gialloviola ai fasti di un tempo.
Ritornano le finals e ritornano anche i titoli (2008 e 2009) in coppia con un altro lungo d'eccezione :Pau Gasol.
Dopo il quinto titolo iniziano a sprecarsi i paragoni con Jordan ma, purtroppo, il sesto anello non arriva.
L'addio di Jackson, divenuto nel frattempo Presidente dei Knicks, e l'abbandono dei pezzi da novanta della squadra lo proiettano ai giorni nostri dove, nonostante una squadra al di sotto delle aspettative, la guardia nativa di Philadelpia riesce ad imporre il suo stile unico nella lega.
Riesce a superare nei punti
un mito del basket NBA alla veneranda età di 36 anni e ad un anno dal ritiro.
Quando il sesto anello sembra quasi un'utopia...
Oppure No...
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sabato 13 dicembre 2014
Quando l'Italia non ti vuole. I cestisti italiani in Europa
Il campionato italiano di basket è diventato negli anni sempre più particolare.
Ogni stagione, infatti, ci si lamenta di quanti stranieri siano presenti nel nostro campionato e quante poche possibilità abbiano i nostri giovani.
In realtà, in un campionato dove va sempre più di moda "l'americano a mezzo servizio", sono transitate delle celebrità cestistiche che ad un certo punto della loro carriera hanno deciso di tentare la fortuna in altri campionati europei.
Il caso classico è quello di Pietro Aradori e Giuseppe "Peppe" Poeta.
Pietro Aradori nasce cestisticamente nelle giovanili del Lumezzane e del Casalpustarlengo.
Dopo l'esordio tra i professionisti con la maglia di Imola, con una media di 12.8 pts - 3.1 rbo - 2.2 stl, si trasferisce nel 2007 a Milano dove disputa un'ottima annata in coppia con Danilo Gallinari.
Conosce la maturità nel periodo 2008/2010 prima a Biella, dove sfiora anche l'NBA rinunciando poi all'elegibilità al draft, e poi a Siena dove inizia a respirare aria di Eurolega.
Nel 2012 passa a Cantù dove continua le sue ottime prestazioni chiudendo il campionato con 15 pts di media e l'Eurolega con 14.
Alla fine della stagione regolare si rende conto di non essere più al centro del progetto canturino e decide di migrare verso squadre più in vista e con più possibilità a livello europeo firmando per i turchi del Galatasaray.
La scelta turca, però, non risulterà la migliore sia per i pochi minuti concessi da Ataman che per i numerosi problemi societari della squadra.
Questa situazione ha costretto Pietro a fare di nuovo le valige in cerca di maggiore fortuna (si parla di Germania o Spagna ora).
Giuseppe "Peppe" Poeta muove i primi passi nella Battipagliese e nella Pallacanestro Salerno.
Esplode nelle fila della Teramo Basket dove, dopo il taglio di Duane Woodward, diviene il leader degli abruzzesi che porta alla salvezza.
Il suo "calvario" comincia nel 2010-2011 quando dopo il trasferimento a Bologna, sponda V nere, e dopo essere diventato capitano della squadra viene ripudiato totalmente dalla società venendo messo fuori squadra.
Decide di rimboccarsi le maniche e di trovarsi un contratto migliore per l'Europa.
Riuscirà a trovare spazio nel Saski Baskonia alla corte di coach Sergio Scariolo dove rimarrà nel cuore dei tifosi baschi per le sue prestazioni.
Divenuto free-agent durante l'estate, firma per il Manresa neopromosso in Liga ACB.
I casi dei due giocatori mostrano sempre più le contraddizioni del nostro campionato dove, nonostante i continui allarmi della GIBA, si preferisce schierare quintetti interamenti formati da stranieri piuttosto che puntare sui giocatori italiani.
La nuova riforma della Lega, che prevede la possibilità di tesserare due stranieri anche in B, creerà casi simili costringendo gli atleti a trovare spazio nelle più disparate compagini.
Aradori e Poeta sono la prova che il basket italiano è ancora vivo e che nonostante il poco spazio concesso dalle formazioni nostrane i nostri cestisti riescono ancora a farsi valere in giro per l'Europa.
Alessandro Falanga
Ogni stagione, infatti, ci si lamenta di quanti stranieri siano presenti nel nostro campionato e quante poche possibilità abbiano i nostri giovani.
In realtà, in un campionato dove va sempre più di moda "l'americano a mezzo servizio", sono transitate delle celebrità cestistiche che ad un certo punto della loro carriera hanno deciso di tentare la fortuna in altri campionati europei.
Il caso classico è quello di Pietro Aradori e Giuseppe "Peppe" Poeta.
Pietro Aradori nasce cestisticamente nelle giovanili del Lumezzane e del Casalpustarlengo.
Dopo l'esordio tra i professionisti con la maglia di Imola, con una media di 12.8 pts - 3.1 rbo - 2.2 stl, si trasferisce nel 2007 a Milano dove disputa un'ottima annata in coppia con Danilo Gallinari.
Conosce la maturità nel periodo 2008/2010 prima a Biella, dove sfiora anche l'NBA rinunciando poi all'elegibilità al draft, e poi a Siena dove inizia a respirare aria di Eurolega.
Nel 2012 passa a Cantù dove continua le sue ottime prestazioni chiudendo il campionato con 15 pts di media e l'Eurolega con 14.
Alla fine della stagione regolare si rende conto di non essere più al centro del progetto canturino e decide di migrare verso squadre più in vista e con più possibilità a livello europeo firmando per i turchi del Galatasaray.
La scelta turca, però, non risulterà la migliore sia per i pochi minuti concessi da Ataman che per i numerosi problemi societari della squadra.
Questa situazione ha costretto Pietro a fare di nuovo le valige in cerca di maggiore fortuna (si parla di Germania o Spagna ora).
Giuseppe "Peppe" Poeta muove i primi passi nella Battipagliese e nella Pallacanestro Salerno.
Esplode nelle fila della Teramo Basket dove, dopo il taglio di Duane Woodward, diviene il leader degli abruzzesi che porta alla salvezza.
Il suo "calvario" comincia nel 2010-2011 quando dopo il trasferimento a Bologna, sponda V nere, e dopo essere diventato capitano della squadra viene ripudiato totalmente dalla società venendo messo fuori squadra.
Decide di rimboccarsi le maniche e di trovarsi un contratto migliore per l'Europa.
Riuscirà a trovare spazio nel Saski Baskonia alla corte di coach Sergio Scariolo dove rimarrà nel cuore dei tifosi baschi per le sue prestazioni.
Divenuto free-agent durante l'estate, firma per il Manresa neopromosso in Liga ACB.
I casi dei due giocatori mostrano sempre più le contraddizioni del nostro campionato dove, nonostante i continui allarmi della GIBA, si preferisce schierare quintetti interamenti formati da stranieri piuttosto che puntare sui giocatori italiani.
La nuova riforma della Lega, che prevede la possibilità di tesserare due stranieri anche in B, creerà casi simili costringendo gli atleti a trovare spazio nelle più disparate compagini.
Aradori e Poeta sono la prova che il basket italiano è ancora vivo e che nonostante il poco spazio concesso dalle formazioni nostrane i nostri cestisti riescono ancora a farsi valere in giro per l'Europa.
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mercoledì 3 dicembre 2014
Tu vuo fa l'americano - Gigi Datome e il basket NBA
L'NBA è il sogno di qualsiasi giocatore di basket.
Molte volte però il sogno si tramuta in un vero e proprio incubo e di frequente a viverlo sono i giocatori italiani.
Prima delle affermazioni di Bargnani, Belinelli e Gallinari i talenti nostrani non erano visti di buon occhio olteoceano e il più delle volte erano costretti a scaldare per una intera stagione la panchina prima di tornare nel vecchio continente.
I vari Dino Meneghin (scelto alla 182 da Atlanta), Augusto Binelli (scelto alla 40 secondo giro da Atlanta) Walter Magnifico (selezionato da Atlanta), Stefano Rusconi (scelto da Phoenix) e Vincenzo Esposito (scelto dai Toronto Raptors) nonostante il loro talento, di gran lunga espresso nelle competizioni europee, sono stati costretti a tornare in patria e cambiare i loro piani.
Una sorte simile è capitata ad un altro grande del nostro basket: Luigi "Gigi" Datome.
Cresciuto nelle giovanili del Santa Croce Olbia e passato poi per Siena, Scafati e Roma, Datome si trova, il 15 luglio 2013, davanti l'occasione della vita: un contratto da professionista con i Detroit Pistons.
Il giocatore sardo accetta volentieri la ghiotta occasione ma da subito nota qualcosa che non va: il minutaggio è scarso e il coach sembra non fidarsi di lui.
La stagione appena cominciata, nonostante il cambio di allenatore (Stan Van Gundy), lo vede sempre più ai margini delle rotazioni nonostante le rassicurazioni dello stesso coach durante la pre-season.
La partita con i Los Angeles Lakers (persa per 106 - 96), e i continui disastri della "Motor city", permettono a Datome di esordire e di mostrare tutte le sue qualità.
Entrato nell'ultimo quarto (per rimanerci fino a fine partita) riesce a mettere a segno una prestazione da 7 pts, 1 rbo, 1 asst e 1 stl.
Lo scorcio di partita giocato dall'ala italiana permette di fare una serie di riflessioni.
In primo luogo il quarto giocato da Datome&co(tutte seconde linee quali Augustin, Jerebko e Butler) è stato il migliore per la squadra che è riuscita anche a vincere il periodo per 31-25.
In secondo luogo le pessime prestazioni della squadra dovrebbero far riflettere l'allenatore ex Magic in quanto:
Nella speranza di un più ampio spazio nelle rotazioni della squadra dopo la convincente prestazione contro LA, godiamoci le gesta dell'ala sarda.
GO GIGI!!!!
Alessandro Falanga
Molte volte però il sogno si tramuta in un vero e proprio incubo e di frequente a viverlo sono i giocatori italiani.
Prima delle affermazioni di Bargnani, Belinelli e Gallinari i talenti nostrani non erano visti di buon occhio olteoceano e il più delle volte erano costretti a scaldare per una intera stagione la panchina prima di tornare nel vecchio continente.
I vari Dino Meneghin (scelto alla 182 da Atlanta), Augusto Binelli (scelto alla 40 secondo giro da Atlanta) Walter Magnifico (selezionato da Atlanta), Stefano Rusconi (scelto da Phoenix) e Vincenzo Esposito (scelto dai Toronto Raptors) nonostante il loro talento, di gran lunga espresso nelle competizioni europee, sono stati costretti a tornare in patria e cambiare i loro piani.
Una sorte simile è capitata ad un altro grande del nostro basket: Luigi "Gigi" Datome.
Cresciuto nelle giovanili del Santa Croce Olbia e passato poi per Siena, Scafati e Roma, Datome si trova, il 15 luglio 2013, davanti l'occasione della vita: un contratto da professionista con i Detroit Pistons.
Il giocatore sardo accetta volentieri la ghiotta occasione ma da subito nota qualcosa che non va: il minutaggio è scarso e il coach sembra non fidarsi di lui.
La stagione appena cominciata, nonostante il cambio di allenatore (Stan Van Gundy), lo vede sempre più ai margini delle rotazioni nonostante le rassicurazioni dello stesso coach durante la pre-season.
La partita con i Los Angeles Lakers (persa per 106 - 96), e i continui disastri della "Motor city", permettono a Datome di esordire e di mostrare tutte le sue qualità.
Entrato nell'ultimo quarto (per rimanerci fino a fine partita) riesce a mettere a segno una prestazione da 7 pts, 1 rbo, 1 asst e 1 stl.
Lo scorcio di partita giocato dall'ala italiana permette di fare una serie di riflessioni.
In primo luogo il quarto giocato da Datome&co(tutte seconde linee quali Augustin, Jerebko e Butler) è stato il migliore per la squadra che è riuscita anche a vincere il periodo per 31-25.
In secondo luogo le pessime prestazioni della squadra dovrebbero far riflettere l'allenatore ex Magic in quanto:
- il quintetto titolare ha mostrato ampiamente di non avere stimoli facendosi surclassare più volte. Il lancio di giocatori dalla panchina, quali Datome, potrebbe far alzare il morale tanto ai singoli, data l'opportunità concessa, quanto alla squadra evitando figuracce in mezzo al campo
- la manovra di attacco dei Pistons risulta sempre confusa e senza idee. L'inserimento di un giocatore come Datome consentirebbe di allargare il campo permettendo anche maggiori giocate dalla lunga distanza
- la difesa avrebbe, inoltre, maggiore peso da affiancare a quello di Smith, Drummond e Monroe
Nella speranza di un più ampio spazio nelle rotazioni della squadra dopo la convincente prestazione contro LA, godiamoci le gesta dell'ala sarda.
GO GIGI!!!!
Alessandro Falanga
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venerdì 21 novembre 2014
Euroleague 2014/2015: Dinamo Sassari - Volga Nizhny Novgorod= 82 - 89
Nella caldissima atmosfera del PalaSerradimigni la Dinamo Sassari perde l'ennessima occasione di dimostrare il proprio valore in Eurolega.
Ancora una volta è l'inesperienza a farla da padrona mettendo in mostra un'ottima squadra, come quella di coach Sacchetti, acerba per gli scenari europei.
La partita inizia subito male per i Sardi che risultano essere troppo intimoriti e distratti nei minuti iniziali.
L'equilibrio, che caratterizzerà l'intera gara, inizia a manifestarsi intorno al minuto 4:52 quando sul 10-13 il Banco sembra accennare una reazione, successivamente stroncata dai russi.
La Dinamo dopo un periodo di difficoltà riesce a mettersi in carreggiata arrivando al meno 2 (25-27) con un 2+1 di Dyson a 27" dalla sirena del primo quarto.
Una tripla mortifera di Antonov nel finale chiude il primo periodo sul 25-30.
Nel secondo quarto Sacchetti decide di rafforzare la difesa inserendo Devecchi ma i russi continuano a colpire sotto le plance fino al 28-34 a 7:55.
Sassari decide di allargare il campo e allora l'ingresso di un ispiratissimo Sosa sembra essere l'arma migliore nel periodo.
I Sardi tengono botta fino a 2:29 dove solamente una tripla di Logan e una di Sosa mantengo a galla la squadra fino al definitivo 46-53 di fine primo tempo.
Dinamo che chiude con il 42% da due, il 50% e soprattutto 7 palle perse(come anche il NIZ).
Il secondo tempo si apre con una maggiore aggressività del Banco che riesce a creare seri problemi ai lunghi avversari, con Todic da 5, e addirittura riesce ad approfittarne del parziale positivo portandosi avanti di due (55-53) a 7:44.
Sassari decide di aggredire l'avversario attraverso un pressing asfissiante che porta i suoi frutti fino a 6:45 quando il punteggio è fissato sul 58-53.
Le squadre iniziano ad affrontarsi a viso aperto e il quarto si chiude con una magia da tre di Sacchetti(e due palle rubate) che però rovina tutto con un tecnico a fine periodo, che si chiude sul 65-63.
L'ultimo quarto è pura poesia.
Le squadre sono consapevoli della possibilità di vittoria e continuano a sfidarsi a viso apero.
Sassari riesce a registrare la difesa, con Devecchi e Sacchetti straordinari, assestando il risultato sul 74-68 a 5:50 dalla fine.
Anche in questo caso l'inesperienza e un Rochestie scatenato frenano la corsa della Dinamo.
Una serie di triple dell'americano e Sassari va totalmente in bambola, facendosi sorpassare fino al 74-82.
I Sardi tentano il ritorno con una tripla di ma lo sforzo è vano e i russi tornano vittoriosi in partia.
Brooks
Gruppo A
Unics Kazan- Anadolu Efes Istanbul=67-64
Zalgiris Kaunaus-Real Madrid=66-6
Alessandro Falanga
Ancora una volta è l'inesperienza a farla da padrona mettendo in mostra un'ottima squadra, come quella di coach Sacchetti, acerba per gli scenari europei.
La partita inizia subito male per i Sardi che risultano essere troppo intimoriti e distratti nei minuti iniziali.
L'equilibrio, che caratterizzerà l'intera gara, inizia a manifestarsi intorno al minuto 4:52 quando sul 10-13 il Banco sembra accennare una reazione, successivamente stroncata dai russi.
La Dinamo dopo un periodo di difficoltà riesce a mettersi in carreggiata arrivando al meno 2 (25-27) con un 2+1 di Dyson a 27" dalla sirena del primo quarto.
Una tripla mortifera di Antonov nel finale chiude il primo periodo sul 25-30.
Nel secondo quarto Sacchetti decide di rafforzare la difesa inserendo Devecchi ma i russi continuano a colpire sotto le plance fino al 28-34 a 7:55.
Sassari decide di allargare il campo e allora l'ingresso di un ispiratissimo Sosa sembra essere l'arma migliore nel periodo.
I Sardi tengono botta fino a 2:29 dove solamente una tripla di Logan e una di Sosa mantengo a galla la squadra fino al definitivo 46-53 di fine primo tempo.
Dinamo che chiude con il 42% da due, il 50% e soprattutto 7 palle perse(come anche il NIZ).
Il secondo tempo si apre con una maggiore aggressività del Banco che riesce a creare seri problemi ai lunghi avversari, con Todic da 5, e addirittura riesce ad approfittarne del parziale positivo portandosi avanti di due (55-53) a 7:44.
Sassari decide di aggredire l'avversario attraverso un pressing asfissiante che porta i suoi frutti fino a 6:45 quando il punteggio è fissato sul 58-53.
Le squadre iniziano ad affrontarsi a viso aperto e il quarto si chiude con una magia da tre di Sacchetti(e due palle rubate) che però rovina tutto con un tecnico a fine periodo, che si chiude sul 65-63.
L'ultimo quarto è pura poesia.
Le squadre sono consapevoli della possibilità di vittoria e continuano a sfidarsi a viso apero.
Sassari riesce a registrare la difesa, con Devecchi e Sacchetti straordinari, assestando il risultato sul 74-68 a 5:50 dalla fine.
Anche in questo caso l'inesperienza e un Rochestie scatenato frenano la corsa della Dinamo.
Una serie di triple dell'americano e Sassari va totalmente in bambola, facendosi sorpassare fino al 74-82.
I Sardi tentano il ritorno con una tripla di ma lo sforzo è vano e i russi tornano vittoriosi in partia.
Brooks
Gruppo A
Unics Kazan- Anadolu Efes Istanbul=67-64
Zalgiris Kaunaus-Real Madrid=66-6
Real Madrid |
4-1
|
Anadolu Efes
Istanbul |
4-2
|
Zalgiris Kaunas |
3-2
|
Nizhny Novgorod |
2-3
|
Unics Kazan |
2-4
|
Dinamo Sassari |
1-4
|
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domenica 2 novembre 2014
Il male di vincere nella città degli angeli
La stagione regolare appena cominciata in NBA doveva essere quella del riscatto per i Lakers di Los Angeles ed invece si sta tramutando in un vero e proprio incubo per l'intera città.
I problemi però non possono essere identificati nel solo roster ma comprendono una serie di fattori che hanno portato a questa disdetta iniziale.
Il vero "tallone d'achille" lo si può individuare nelle scelte della dirigenza, presenti e passate, che di anno in anno hanno reso i gialloviola la seconda, e "sfigata", squadra di Los Angeles.
La gestione peggiore riguarda i contratti stipulati con i veterani della squadra.
I tre anni di contratto a 25 milioni di dollari per Nash (che ha giocato 60 partite circa in tre anni) e i tre anni di contratto per Kobe Bryant ( a 48 milioni) rappresentano il maggiore limite per la costruzione di una squadra competitiva.
Le due situazioni, infatti, hanno totalmente ingolfato la salary cup e allo stesso tempo, soprattutto con il caso Nash, non hanno dato i frutti sperati a livello di gioco.
Inoltre, l'ennesima pessima free agency ha portato all'abbandono di tutti gli obiettivi (data anche l'assenza di un progetto vero e proprio) imponendo alla dirigenza la costruzione di una squadra da media - bassa classifica.
A tutto ciò si aggiunge anche la situazione Draft 2015: per l'acquisto di Nash sono state cedute anche 4 scelte ( prima e seconda 2013 e seconda 2014) di cui una protetta fino alla 5 del 2015, che impone alla squadra di fare almeno qualcosa in più rispetto alla scorsa stagione.
Altra aspetto disastroso è quello costituito della scelta del roster per la stagione in corso.
La squadra è composta da troppi doppioni in alcuni ruoli, soprattutto quello di PG e SG, e giocatori non all'altezza nel reparto lunghi.
Il primo aspetto ha portato a "dimenticarsi" totalmente del ruolo di ala piccola, dove il solo Wesley Jhonson (che è una guardia/ala) fa quel che può senza possibilità di un sostituto dalla panchina (di solito Kobe viene spostato a SF facendo alternare Price - Ellington - Clarckson nel ruolo di guardia).
Il secono aspetto, invece, rappresenta la vera nota dolente della squadra: Boozer, Davis, Hill, Sacre (escludendo il povero Randle infortunatosi dopo la prima di regualr season) non danno alcuna garanzia sotto le plance.
I Lakers, infatti, sembrano riproporre lo stesso motivo degli ultimi due anni con lunghi "molli", e poco aggressivi, e soprattutto giocatori fuori ruolo (non essendoci un vero centro spesso Davis viene schierato da 5).
Infine, il gioco espresso risulta scontato e con poco idee: le soluzioni offensive primarie risultano essere o la penetrazione da parte di Lin (che viene fermato il 50% delle volte dai lunghi avversari) o "palla a Kobe che inventerà qualcosa".
L'ultimo punto rappresenta la vera debolezza dei gialloviola per due motivi:
1. alla veneranda età di 36 anni non si può chiedere a Kobe di mettere il trentello giornaliero, anche perchè si rischia di avere la medesima situazione vissuta con "Baffo" D'Antoni (infortunio a febbraio e stagione finita)
2.La squadra non può diventare i Los Angeles Bryanters: tutti gli altri giocatori devono prendersi responsabilità non solo per giocare meglio come squadra ma anche per non diventare scontati nella manovra d'attacco sperando nella giocata geniale del Black Mamba.
Alessandro Falanga
I problemi però non possono essere identificati nel solo roster ma comprendono una serie di fattori che hanno portato a questa disdetta iniziale.
Il vero "tallone d'achille" lo si può individuare nelle scelte della dirigenza, presenti e passate, che di anno in anno hanno reso i gialloviola la seconda, e "sfigata", squadra di Los Angeles.
La gestione peggiore riguarda i contratti stipulati con i veterani della squadra.
I tre anni di contratto a 25 milioni di dollari per Nash (che ha giocato 60 partite circa in tre anni) e i tre anni di contratto per Kobe Bryant ( a 48 milioni) rappresentano il maggiore limite per la costruzione di una squadra competitiva.
Le due situazioni, infatti, hanno totalmente ingolfato la salary cup e allo stesso tempo, soprattutto con il caso Nash, non hanno dato i frutti sperati a livello di gioco.
Inoltre, l'ennesima pessima free agency ha portato all'abbandono di tutti gli obiettivi (data anche l'assenza di un progetto vero e proprio) imponendo alla dirigenza la costruzione di una squadra da media - bassa classifica.
A tutto ciò si aggiunge anche la situazione Draft 2015: per l'acquisto di Nash sono state cedute anche 4 scelte ( prima e seconda 2013 e seconda 2014) di cui una protetta fino alla 5 del 2015, che impone alla squadra di fare almeno qualcosa in più rispetto alla scorsa stagione.
Altra aspetto disastroso è quello costituito della scelta del roster per la stagione in corso.
La squadra è composta da troppi doppioni in alcuni ruoli, soprattutto quello di PG e SG, e giocatori non all'altezza nel reparto lunghi.
Il primo aspetto ha portato a "dimenticarsi" totalmente del ruolo di ala piccola, dove il solo Wesley Jhonson (che è una guardia/ala) fa quel che può senza possibilità di un sostituto dalla panchina (di solito Kobe viene spostato a SF facendo alternare Price - Ellington - Clarckson nel ruolo di guardia).
Il secono aspetto, invece, rappresenta la vera nota dolente della squadra: Boozer, Davis, Hill, Sacre (escludendo il povero Randle infortunatosi dopo la prima di regualr season) non danno alcuna garanzia sotto le plance.
I Lakers, infatti, sembrano riproporre lo stesso motivo degli ultimi due anni con lunghi "molli", e poco aggressivi, e soprattutto giocatori fuori ruolo (non essendoci un vero centro spesso Davis viene schierato da 5).
Infine, il gioco espresso risulta scontato e con poco idee: le soluzioni offensive primarie risultano essere o la penetrazione da parte di Lin (che viene fermato il 50% delle volte dai lunghi avversari) o "palla a Kobe che inventerà qualcosa".
L'ultimo punto rappresenta la vera debolezza dei gialloviola per due motivi:
1. alla veneranda età di 36 anni non si può chiedere a Kobe di mettere il trentello giornaliero, anche perchè si rischia di avere la medesima situazione vissuta con "Baffo" D'Antoni (infortunio a febbraio e stagione finita)
2.La squadra non può diventare i Los Angeles Bryanters: tutti gli altri giocatori devono prendersi responsabilità non solo per giocare meglio come squadra ma anche per non diventare scontati nella manovra d'attacco sperando nella giocata geniale del Black Mamba.
Alessandro Falanga
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mercoledì 29 ottobre 2014
I love this game. Prima giornata di regular season NBA IL PAGELLONE
Torna il grande basket NBA e lo fa con il botto.
Ad aprire la stagione regolare 2014/2015 sono ben 3 partite:
Dallas Mavericks - San Antonio Spurs = 100 - 101
MVP: Monta Ellis(DAL) 26 pts; Tony Parker(SA) 23 pts (Belinelli 15 pts, 3 asst, 2 rbo)
Orlando Magic - New Orleans Pelicans = 84 - 101
MVP: Tobias Harris(ORL) 25 pts; Antonhy Davis(NOP) 26 pts
Houston Rockets - Los Angeles Lakers = 108 - 90
MVP: James Harden(HOU) 32 pts; Kobe Bryant(LAL) 19 pts
Dallas Mavericks: 8 Squadra modificata per 3/5 nel quintetto base e di gran lunga rinforzata rispetto allo scorso anno. Il duo Ellis(26 pts, 4 rbo, 6 asst) - Parsons (5 pts,4 rbo, 2 stl) mette paura ai campioni in carica di San Antonio e per poco (tiro da 3 sbagliato dell'ala a 6" dalla fine) non riesce nell'impresa. Dallas si mostra da subito più quadrata in cabina di regia, con un Jameer Nelson di altri tempi, e più arcigna sotto la plance grazie al ritorno di Tyson Chandler. Possibile sorpresa della stagione.
San Antonio Spurs: 9 Team poco modificato e ancora favorito per la vittoria finale. La vittoria contro i Mavericks permette di far splendere le sue stelle (Parker su tutti con 23 punti, 3 rbo e 3 asst) e di dare un chiaro segnale alle altre pretendenti al titolo. Menzione speciale per il nostro Marco Belinelli che parte dal quintetto e si guadagna il rispetto dei compagni con una prestazione da 15 pts, 3 asst e 2rbo.
Orlando Magic: 6 Squadra molto giovane ed ancora inesperta. Fanno quello che possono contro i lunghi di New Orleans ma alla fine cedono alla potenza della squadra avversaria. Si salvano solamente Harris (25 pt, 8 rbo, 1 stl) e Vucevic(15 pts, 1 asst, 1 stl, 4 blk). Probabile ulteriore stagione di "Tank".
New Orleans Pelicans: 8 Squadra giovane e vogliosa di mostrare le proprie qualità. I due lunghi (Asik e Davis) dominano per l'intera partita e l'ex prodotto di Kentucky mostra numeri da alta scuola. Citazione speciale per Ryan Anderson, che con 22 pts (50% da 3) e 8 rbo sta facendo mangiare le mani al GM dei Magic che lo aveva scaricato qualche anno fa. Possibile sorpresa della stagione.
Houston Rockets: 8 Roster nuovo e totalmente da rodare nelle partite che contano. I giocatori di coach McHale rispondono presente al primo appuntamento e puniscono duramente i Lakers allo Staples. Howard (13 pts, 11 rbo, 1 asst) domina, come sempre, sotto canestro e Harden (32 pts, 6 asst) fa un pò quel che vuole in mezzo al campo. Ottimo anche l'esordio dei nuovi provenienti dal vecchio continente (Papanikoloau su tutti con 4 pts, 4 asst e 6 rbo).
Los Angeles Lakers: 5 Per circa 3/4 della gara sembrano i "Los Angeles Bryanters": la tattica è palla a Kobe e poi si vede cosa fare. Le carenze sotto canestro si fanno sentire e i poveri Hill e Davis fanno quello che possono contro l'ex dal dente avvelenato in maglia n°12. Come lo scorso anno anche stavolta le sciagure non vengono da sole: Young viene subito raggiunto in infermeria dal rookie Randle che si frattura la tibia a fine partita. Da rivedere tutta la squadra (pessima la rissa sfiorata a fine gara tra Kobe e Howard) ed in particolar modo i lunghi (Boozer).
Alessandro Falanga
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venerdì 17 ottobre 2014
Euroleague 2014/2015: Fenerbahçe Basketbol - Olimpia Milano= 77 - 74
Esordio amaro in Euroleague per le italiane del basket.
Dopo la sconfitta pomeridiana di Sassari (contro il Nizhny Novgorod per 88 - 86) arrivano i dispiaceri anche per i campioni d'Italia di Milano.
L'Olimpia presenta il quintetto base con Hackett titolare accompagnato da Brooks, Gentile, Kleiza e Samuels mentre il Fenrbahce risponde con Goudelock, Bogdanovic, Vesely, Bjelica, Savas.
Partita subito intensa all'inizio con Milano troppo distratta in difesa (10-2 a 6:37) e senza idee in attacco.
Il team di coach Bianchi però risale in cattedra a metà quarto con Marshon Brooks che prima sblocca il tabellino con una tripla e dopo fissa il punteggio sul 13-7.
Il differente atteggiamento difensivo, e l'aggressiva marcatura su Brooks, riportano avanti in doppia cifra i turchi che chiudono il periodo sul 26-15 con il 53% da due punti e il 50% da tre.
Il secondo quarto parte come era finito il primo con Goudelock che diventa un fattore in attacco.
L'entrata di Moss, una maggiore attenzione difensiva e un Melli in splendida forma (7 pts minuti con un 2/2 da tre fondamentale) permettono a Milano l'aggangio ed il sorpasso.
Il primo tempo si chiude sul 41 - 43 per i lombardi che dimostrano di poter controllare il match.
Il secondo tempo si apre con i falli di Samuels e Gentile (3 a testa e il secondo 4 a 2:36 dalla fine del quarto) e con una sfida punto a punto.
Il motivo prevalente della serata è la lotta sotto le plance dove si accende il confronto fra Melli e Vesely e Samuels e Savas.
I continui cambi difensivi dei turchi, però, mettono in seria difficoltà Milano che si ritrova prima sotto di 1 (52-51 a 2:36) per poi risorgere definitivamente a fine periodo (57-58).
L'ultimo quarto è uno spettacolo per gli occhi con l'ennesima sfida punto a punto bloccata a 5:31 dal break del Fenerbahce per 68-64.
Il tecnico a favore e i successivi canestri di Samuels (1/2 TL) e Moss(rubata e canestro) riescono a far mettere il naso avanti a Milano.
I sogni di Gentile&co si arenano definitivamente a 2:00 dal termine con le "triple ignoranti" di Hickman e Goudelock che fissano il risultato sul 77-74.
Olimpia Milano: 8 La squadra ha giocato un ottimo basket ed ha dimostrato di poter dare filo da torcere nel girone di ferro. Ottimi Moss, Melli, Samuels ed Hackett che hanno guidato la squadra in maniera perfetta rischiando anche il colpaccio.
Bianchi: 8 Riesce a gestire al meglio le rotazioni e le abilità dei giocatori. L'entrata di Moss e Melli rigenera subito la difesa e la squadra diventa incontenibile. Sfortunato nel finale ma condizionato parecchio dai falli.
Fenerbahçe Basketbol: 8,5 squadra rinnovata e rinforzata di parecchio. I nuovi già incidono e la squadra sembra candidarsi seriamente ad un ruolo di protagonistra. Hickman e Goudelock sono l'arma in più ma la vera forza dei turchi arriva dai lunghi (Savas, Zoric, Bjelica senza dimenticare un certo Erden, questa sera assente).
Obradovic: 9 Chiede aggressività e difesa e la ottiene dalla squadra. Gioca più di una volta con Hickman e Goudelock insieme e sfrutta al meglio le abilità di Bjelica(sia sotto canestro che da tre). Imposta cambi difensivi in sequenza che mettono in seria difficoltà Milano
Alessandro Falanga
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domenica 12 ottobre 2014
Lega Serie A Beko 2014/2015 - Prima giornata
Torna il campionato di serie A e tornano le emozioni della palla a spicchi nostrana.
Openjobmetis Varese - Acqua Vitasnella Cantù = 93 - 84
La prima giornata di campionata si apre con il derby tra Varese e Cantù.
Le due compagini, entrambe nuove di zecca, sono alla ricerca di conferme dopo l'altalenante andamento in pre - season.
La partita comincia con grande attenzione da parte delle due squadre che riescono a contenersi grazie ad una attenta difesa condita dal duello sotto le plance Williams - Daniel.
Varese, però, riesce a trovare la chiave per fermare l'attacco canturino grazie ai continui cambi difensivi che spiazzano la manovra avversaria.
I ragazzi di Pozzecco sembrano giocare da una vita insieme e i biancorossi giungono al termine del primo quarto su 21 - 15.
A partire dal secondo periodo sale in cattedra il protagonistra assoluto delle partita: Yakhouba Diawara.
Con le sue triple e il suo atletismo riesce a far allungare la squadra fino al 25 - 18 a 8:27.
Una maggiore attenzione in difesa, e una maggiore aggressività, permettono alla squadra varesina di chiudere il primo tempo sul 42 - 38 (dopo un mini break di Cantù con una tripla di Feldeine nel finale).
Cantù sente di poter recuperare e comincia la ripresa in maniera più attenta, riuscendo ad arrivare a -3 (46 - 43) a 6:50 del terzo quarto.
La squadra di Sacripanti riesce a mantenere per metà periodo (in particolar modo quando Daniel è fuori per 3 falli e Balanzioni fa quel che può contro Williams) ma cade, ancora una volta, sotto i colpi dell'indomabile Diawara che fissa il punteggio sul 57 - 49 a 2:11.
Il tecnico fischiato alla panchina (che fa letteralmente imbufalire Sacripanti) e la tripla mortifera del solito Diawara (20 pts in 3 quarti) chiudono il periodo sul 66 - 55.
L'inizio dell'ultimo quarto è tutto di marca Openjobmetis grazie alle triple del solito Diawara e dell'ottimo Kangur.
Il tentativo disperato di Cantù nel finale viene definitivamente stroncato dall'antisportivo fischiato a Jones (fallo su Diawara) e dalla tripla, ancora, di Diawara(28 pts, 4 rbo e 5 asst finali) che regalano la prima vittoria a coach Pozzecco in un derby.
Altri risultati Lega Serie A (fonte: www.legabasket.it):
Openjobmetis Varese - Acqua Vitasnella Cantù = 93 - 84
La prima giornata di campionata si apre con il derby tra Varese e Cantù.
Le due compagini, entrambe nuove di zecca, sono alla ricerca di conferme dopo l'altalenante andamento in pre - season.
La partita comincia con grande attenzione da parte delle due squadre che riescono a contenersi grazie ad una attenta difesa condita dal duello sotto le plance Williams - Daniel.
Varese, però, riesce a trovare la chiave per fermare l'attacco canturino grazie ai continui cambi difensivi che spiazzano la manovra avversaria.
I ragazzi di Pozzecco sembrano giocare da una vita insieme e i biancorossi giungono al termine del primo quarto su 21 - 15.
A partire dal secondo periodo sale in cattedra il protagonistra assoluto delle partita: Yakhouba Diawara.
Con le sue triple e il suo atletismo riesce a far allungare la squadra fino al 25 - 18 a 8:27.
Una maggiore attenzione in difesa, e una maggiore aggressività, permettono alla squadra varesina di chiudere il primo tempo sul 42 - 38 (dopo un mini break di Cantù con una tripla di Feldeine nel finale).
Cantù sente di poter recuperare e comincia la ripresa in maniera più attenta, riuscendo ad arrivare a -3 (46 - 43) a 6:50 del terzo quarto.
La squadra di Sacripanti riesce a mantenere per metà periodo (in particolar modo quando Daniel è fuori per 3 falli e Balanzioni fa quel che può contro Williams) ma cade, ancora una volta, sotto i colpi dell'indomabile Diawara che fissa il punteggio sul 57 - 49 a 2:11.
Il tecnico fischiato alla panchina (che fa letteralmente imbufalire Sacripanti) e la tripla mortifera del solito Diawara (20 pts in 3 quarti) chiudono il periodo sul 66 - 55.
L'inizio dell'ultimo quarto è tutto di marca Openjobmetis grazie alle triple del solito Diawara e dell'ottimo Kangur.
Il tentativo disperato di Cantù nel finale viene definitivamente stroncato dall'antisportivo fischiato a Jones (fallo su Diawara) e dalla tripla, ancora, di Diawara(28 pts, 4 rbo e 5 asst finali) che regalano la prima vittoria a coach Pozzecco in un derby.
Altri risultati Lega Serie A (fonte: www.legabasket.it):
Vanoli Cremona - EA7 Milano 61-68 | ||||||||
Acea Roma - Pasta Reggia Caserta 75-62 | ||||||||
Enel Brindisi - Consultinvest Pesaro 92-56 | ||||||||
Sidigas Avellino - Umana Reyer Venezia 71-76 | ||||||||
Dolomiti Energia Trento - GrissinBon R.Emilia 69-78 | ||||||||
Upea Capo d'Orlando - Tesi Group Pistoia 71-74 | ||||||||
Banco di Sardegna Sassari - Granarolo Bologna 89-76 | ||||||||
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domenica 5 ottobre 2014
Sassari sul tetto d'Italia, vinta la Beko Supercoppa 2014
Storica vittoria della Dinamo Sassari in Supercoppa Italiana.
La nuova competizione, che ha coinvolto anche Milano (campione d'Italia in carica), Roma e Brindisi, ha premiato, dopo il trionfo in Coppa Italia dello scorso anno, il team di Meo Sacchetti.
Nelle due semifinali (giocate ieri, ndr) Milano e Sassari hanno battutto rispettivamente Brindisi, con il punteggio di 71 - 59, e Roma, con il punteggio di 89 - 73.
I meneghini, seppur con più di qualche affanno, sono riusciti ad imporre il loro gioco grazie all'asse Ragland - Kleiza (16 pts e 5 asst il primo e 17 pts, 7 rbo e 2 asst il secondo), al grande gioco espresso nel terzo quarto (con il parziale di 12 - 0 che ha spezzato le gambe a Delroy James&co) e con il dominio a rimbalzo suggellato da un 44 - 30 finale.
I padroni di casa della Dinamo, invece, sono riusciti a sbarazzarsi facilmente di Roma, le cui uniche note positive sono rappresentate da Triche (23 pts, 2 rbo e 3 asst) e Eijm (6 pts, 13 rbo e 3 asst anche se con qualche palla persa di troppo), grazie all' "ormai" solito dominio dai 6,75, ai 40 punti in area e all'asse Brooks - Devecchi (che ha mostrato ottime doti da 3 in equilibrio precario).
L'atto finale del torneo si è aperto con un sostanziale equilibrio fra le squadre che si sono quasi del tutto annullate in difesa.
La maggiore intensità difensiva e il miglior atteggiamento tattico (Logan in pressing sul play per agevolare la difesa di Dyson) permettono a Sassari di imporre il proprio ritmo alla partita, con Milano che inizia ad andare in affanno riuscendo a raggiungere la doppia cifre solo a 2:00 dal termine.
Il primo quarto si chiude sul 14 - 29 per i sardi con 8 pts di Lawal (perfetto anche a rimbalzo) e 7 di Dyson.
Il secondo quarto è un alternarsi di emozioni, con Sassari che si porta sul +21 a 8:15 (con un Devecchi straordinario sia in attacco che in difesa) salvo frsi recuperare da Milano a 1:22 (36 - 44).
I lombardi, però, riescono a sciupare quanto fatto fino a quel punto subendo due triple consecutive che riportano la Dinamo sul +10 a fine primo tempo.
Il terzo quarto, così come nella semifinale con Brindisi, diventa il periodo della riscossa per Milano.
Infatti l'Olimpia rientra in partità grazie ad un'ottima intensità difensiva che porta la partita sul 53 - 58 a 5:53.
La Dinamo riesce a mantenere il ritorno degli avversari e chiude il periodo sul 68 - 72.
L'ultimo periodo è puro spettacolo con le squadre che si affrontano a viso aperto.
Ancora una volta, però, la maggiore intensità difensiva (condita da un ottimo Todic da 5 che chiude con 14 pts e 4 rbo) e le maggiori "alchimie" tattiche (particolare il quintetto con Logan - Dyson - Sosa in campo che ha permesso di allargare il gioco) rendono la vita facile a Sassari che si impone con il punteggio di 88 - 96.
VOTI SQUADRA/COACH
DINAMO SASSARI: 9 Squadra parecchio rinnovata ma che riesce a girare anche meglio di prima. Al contrario dello scorso anno, dove i palloni erano giocati quasi sempre dai Diener, questa volta le responsabilità vengono distrubuite fra i vari giocatori. L'inserimento di atleti di caratura internazionale (vedi Logan) rende il tutto più facile al team. Si candida a futura Anti Milano.
Sacchetti: 9 Al contrario dello scorso anno riesce ad imporre una rotazione più lunga che permette ai più giovani di mettere piede in campo e ai titolari di riprendere fiato.L'intensità difensiva, il tiro da tre e il cambio continuo di quintetti rimangono le maggiori armi della squadra. Resta sempre, però, lo stesso interrogativo: Perchè tuo figlio non gioca mai?
OLIMPIA MILANO: 7 Squadra che sembra non aver trovato ancora il ritmo giusto. Si sveglia sempre nel terzo periodo ma non sempre può andare bene. In ogni caso, dato il roster a disposizione, rimarrà grande protagonistra sia a livello nazionale che internazionale.
Banchi: 9 Nonostante l'assenza di James e il "mezzo servizio" di Moss riesce a far girare il tutto al meglio. Pecca un pò nella rotazione dei play ( quasi 20 min. esatti a testa per Hackett e Ragland).
NEW BASKET BRINDISI: 7 Squadra quasi del tutto rinnovata ma ampiamente in forma campionato. I nuovi si sono già ambientati e i confermati non fanno rimpiangere l'investimento fatto. Sicura cenerentola della prossima stagione.
Bucchi: 7 Ottimo nella gestione della nuova squadra. E' riuscito ad inserire bene i nuovi osando anche qualcosa con i giovani nostrani (Cournooh)
VIRTUS ROMA: 6 Squadra svogliata e senza idee. Rispetto allo scorso anno è totalmente cambiata (solo Jones e D'Ercole confermati) ma emergono gli stessi "difetti" dello scorso inizio stagione. Ritornerà sicuramente sul mercato alla ricerca di qualche lungo.
Dalmonte: 6 Deve sicuramente registrare ancora la squadra e gestire meglio le rotazioni. Ha la fortuna di aver trovato in Triche il degno erede di Goss.
Alessandro Falanga
La nuova competizione, che ha coinvolto anche Milano (campione d'Italia in carica), Roma e Brindisi, ha premiato, dopo il trionfo in Coppa Italia dello scorso anno, il team di Meo Sacchetti.
Nelle due semifinali (giocate ieri, ndr) Milano e Sassari hanno battutto rispettivamente Brindisi, con il punteggio di 71 - 59, e Roma, con il punteggio di 89 - 73.
I meneghini, seppur con più di qualche affanno, sono riusciti ad imporre il loro gioco grazie all'asse Ragland - Kleiza (16 pts e 5 asst il primo e 17 pts, 7 rbo e 2 asst il secondo), al grande gioco espresso nel terzo quarto (con il parziale di 12 - 0 che ha spezzato le gambe a Delroy James&co) e con il dominio a rimbalzo suggellato da un 44 - 30 finale.
I padroni di casa della Dinamo, invece, sono riusciti a sbarazzarsi facilmente di Roma, le cui uniche note positive sono rappresentate da Triche (23 pts, 2 rbo e 3 asst) e Eijm (6 pts, 13 rbo e 3 asst anche se con qualche palla persa di troppo), grazie all' "ormai" solito dominio dai 6,75, ai 40 punti in area e all'asse Brooks - Devecchi (che ha mostrato ottime doti da 3 in equilibrio precario).
L'atto finale del torneo si è aperto con un sostanziale equilibrio fra le squadre che si sono quasi del tutto annullate in difesa.
La maggiore intensità difensiva e il miglior atteggiamento tattico (Logan in pressing sul play per agevolare la difesa di Dyson) permettono a Sassari di imporre il proprio ritmo alla partita, con Milano che inizia ad andare in affanno riuscendo a raggiungere la doppia cifre solo a 2:00 dal termine.
Il primo quarto si chiude sul 14 - 29 per i sardi con 8 pts di Lawal (perfetto anche a rimbalzo) e 7 di Dyson.
Il secondo quarto è un alternarsi di emozioni, con Sassari che si porta sul +21 a 8:15 (con un Devecchi straordinario sia in attacco che in difesa) salvo frsi recuperare da Milano a 1:22 (36 - 44).
I lombardi, però, riescono a sciupare quanto fatto fino a quel punto subendo due triple consecutive che riportano la Dinamo sul +10 a fine primo tempo.
Il terzo quarto, così come nella semifinale con Brindisi, diventa il periodo della riscossa per Milano.
Infatti l'Olimpia rientra in partità grazie ad un'ottima intensità difensiva che porta la partita sul 53 - 58 a 5:53.
La Dinamo riesce a mantenere il ritorno degli avversari e chiude il periodo sul 68 - 72.
L'ultimo periodo è puro spettacolo con le squadre che si affrontano a viso aperto.
Ancora una volta, però, la maggiore intensità difensiva (condita da un ottimo Todic da 5 che chiude con 14 pts e 4 rbo) e le maggiori "alchimie" tattiche (particolare il quintetto con Logan - Dyson - Sosa in campo che ha permesso di allargare il gioco) rendono la vita facile a Sassari che si impone con il punteggio di 88 - 96.
VOTI SQUADRA/COACH
DINAMO SASSARI: 9 Squadra parecchio rinnovata ma che riesce a girare anche meglio di prima. Al contrario dello scorso anno, dove i palloni erano giocati quasi sempre dai Diener, questa volta le responsabilità vengono distrubuite fra i vari giocatori. L'inserimento di atleti di caratura internazionale (vedi Logan) rende il tutto più facile al team. Si candida a futura Anti Milano.
Sacchetti: 9 Al contrario dello scorso anno riesce ad imporre una rotazione più lunga che permette ai più giovani di mettere piede in campo e ai titolari di riprendere fiato.L'intensità difensiva, il tiro da tre e il cambio continuo di quintetti rimangono le maggiori armi della squadra. Resta sempre, però, lo stesso interrogativo: Perchè tuo figlio non gioca mai?
OLIMPIA MILANO: 7 Squadra che sembra non aver trovato ancora il ritmo giusto. Si sveglia sempre nel terzo periodo ma non sempre può andare bene. In ogni caso, dato il roster a disposizione, rimarrà grande protagonistra sia a livello nazionale che internazionale.
Banchi: 9 Nonostante l'assenza di James e il "mezzo servizio" di Moss riesce a far girare il tutto al meglio. Pecca un pò nella rotazione dei play ( quasi 20 min. esatti a testa per Hackett e Ragland).
NEW BASKET BRINDISI: 7 Squadra quasi del tutto rinnovata ma ampiamente in forma campionato. I nuovi si sono già ambientati e i confermati non fanno rimpiangere l'investimento fatto. Sicura cenerentola della prossima stagione.
Bucchi: 7 Ottimo nella gestione della nuova squadra. E' riuscito ad inserire bene i nuovi osando anche qualcosa con i giovani nostrani (Cournooh)
VIRTUS ROMA: 6 Squadra svogliata e senza idee. Rispetto allo scorso anno è totalmente cambiata (solo Jones e D'Ercole confermati) ma emergono gli stessi "difetti" dello scorso inizio stagione. Ritornerà sicuramente sul mercato alla ricerca di qualche lungo.
Dalmonte: 6 Deve sicuramente registrare ancora la squadra e gestire meglio le rotazioni. Ha la fortuna di aver trovato in Triche il degno erede di Goss.
Alessandro Falanga
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venerdì 19 settembre 2014
LegaBasket 2014/2015 PARTE I
Dopo le ottime qualificazioni estive e gli affascinanti mondiali spagnoli torna in cattedra il campionato nostrano.
Il nuovo assetto formatosi dopo la scomparsa di Siena, fallita e retrocessa in B, vede ancora una Milano, campione in carica, come squadra favorita alla vittoria finale.
A cercare di contrastare il dominio dell'Olimpia, però, ci saranno vecchie e nuove realtà "ristrutturate" e rinforzate nel Roster.
Tra queste le più in vista sembrano essere Sassari e Cantù, rivoluzionate nei quintetti titolari, che potrebbero giocare un brutto scherzo ai ragazzi di coach Banchi.
Da non sottovalutare sono anche le "matricole" Reggio Emilia, Brindisi e Venezia che promettono sorprese durante il lungo cammino.
Infine, a giocarsi un posto per i play-off ci sono Roma ed Avellino speranzose di affrontare al meglio anche la post-season.
Olimpia Milano: I campioni in carica si sono rinforzati rispetto alla scorsa stagione e anche di parecchio. A dare nuova linfa al club lombardo saranno Ragland, Meacham,M. Brooks,Kleiza e St. James che uniti alle conferme di Gentile, Melli, Cerella,Moss, Samuels, Hackett (con l'aggiunta di Gigli) mostrano la vera ambizione della squadra: l'Eurolega.
Sembrano poter dominare la competizione nazionale ma in quel di Milano devono stare attenti alle sorprese.
Unico neo la squalifica di Hackett.
VOTO MERCATO: 8
PROBABILE STARTING FIVE: Ragland, M. Brooks, Gentile A., Kleiza, Samules (St. James)
Pallacanestro Cantù: E' uno dei club maggiormente rivoluzionati e alla disperata ricerca di riscatto. Non ci sono più Ragland, Aradori e Cusin ma si è cercato di costruire comunque una squadra competitiva. Ottimi gli arrivi sotto canestro di Hollis, E. Williams, Mbodj e la conferma di Buva (oltre al lancio di Maspero) e ottimi anche gli investimenti sui piccoli dove spiccano Johnson-Odom, Feldeine e DeQ. Jones
Altro dato positivo è quello della base della squadra che si fonda sul giovane "gruppo azzurro" formato da Gentile, Bloise, Laganà e Abass.
VOTO MERCATO: 7,5
PROBABILE STARTING FIVE: Johnson-Odom, Feldeine, DeQ. Jones, Hollis, Mbodj
Dinamo Sassari:Hanno perso i due Diener in un colpo solo ma sono riusciti a costruire una squadra molto competitiva sia in Italia che in Europa.
Fondata sul gruppo storico formato da Devecchi, Sacchetti e Vannuzzo sono riusciti ad inserire tasselli importanti sia sotto canestro che sugli esterni.
Sotto le plance infatti troviamo Todic, in uscita da Brindisi, Shane Lawal, di ritorno nel campionato italiano e Brooks, ex JuveCaserta.
Sandrs e Logan, inoltre, garantiranno punti nelle mani conditi dagli assist e dalle giocate dei nuovi play Dyson e Sosa.
Con la speranza di vedere anche qualche giovane promessa giocare (Chessa e Tessitori), la squadra si presenta come una delle maggiore antagoniste di Milano.
Ha, infine, tutte le carte in regola per fare bella figura in Eurolega.
VOTO MERCATO: 7,5
PROBABILE STARTING FIVE:Dyson, Logan, Sanders, Brooks, Lawal
Pallacanestro Reggiana: La squadra di coach Menetti (prima grande conferma di questa squadra) sembra poter diventare la cenerentola della stagione 2014/105.
Gli emiliani sono riusciti a creare un gruppo fondato su un mix di giovani telenti italiani e esperti stranieri.
Fra i punti di forza il reparto lunghi, arricchito dall'arrivo di Polonara e D. Lavrinovic, e gli esterni, capeggiati dal trio D. Diener - Kaukenas - Silins.
Potrebbero dare altre soddisfazioni in Europa e sicuramente essere la scheggia impazzita del campionato.
VOTO MERCATO: 8
PROBABILE STARTING FIVE: Cinciarini, Diener D. Silins, Polonara, Cervi
Reyer Venezia Mestre: Squadra totalmente rivoluzionata sia nel Roster che nello Staff tecnico.
Il punto di forza è rappresentato senza dubbio da Carlo (Charlie) Recalcati che darà parecchie soddisfazioni in laguna. Arrivi importanti quali Viggiano, Goss, Ress, Stone, Ortner e C. Moore, e scommesse Ruzzier e Ceron, rendeno Venezia la seconda probabile cenerentola del campionato.
Il Roster è senza dubbio competitivo e renderà la vita difficle a più di qualche squadra.
VOTO MERCATO: 8
PROBABILE STARTING FIVE: Ston, Goss, Viggiano, Ress, Moore C.
New Basket Brindisi: La conferma dell'asse Bulleri. D. James e Zerini rappresenta una delle armi della squadra pugliese. Il Roster inoltre è stato rinforzato con gli arrivi di Henry,Denmon, Cournooh, D. Harper,D. Ivanov e Mays e le capacità di coach Bucchi potrebbero dare filo da torcere a tanti. Cercano senza dubbio di confermare quanto di buono fatto lo scorso anno e ambiscono a migliori posizioni in campioniato. Squadra imprevedibile e mina vagante della stagione.
VOTO MERCATO: 7,5
PROBABILE STARTING FIVE: Henry, Denmon, Harper D., James D., Mays
Virtus Roma: La squadra perde tanti elementi importanti quali Goss, Mbakwe e Kanacevic ma cerca di ripartire dall'unico confermato: D'Ercole. Arrivano pedine importanti come Petty e Triche, eroe di Trento, e sotto canestro l'esperienza di Ejim, Morgan, De Zeeuw.
Si cercherà di confermare quanto fatto lo scorso anno.
VOTO MERCATO: 6,5
PROBABILE STARTING FIVE: Petty, Triche,Eijm, Jones B., De Zeeuw
Felice Scandone Avellino: Squara fatta... anzichè no. La paradossale situazione di Avellino sarà una delle cause delle possibile sciagure in terra campana. Squadra senza dubbio competitiva, con Banks - Anosike e Gaines si potrebbe fare il salto di qualità, che manca però sempre di qualcosa. Panchina non esaltante ma buona che potrebbe essere il suo
punto debole.
Si cercherà di arrivare almeno in post - season per dimostrare di contare ancora qualcosa.
VOTO MERCATO: 7
PROBABILE STARTING FIVE: Gaines, Cavaliero, Banks, Trasolini, Anosike
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domenica 14 settembre 2014
FIBA Basketball World Cup Spagna 2014: USA - Serbia= 129 - 92
L'edizione spagnola del mondiale FIBA si chiude confermando le previsioni della vigilia.
I superfavoriti del team USA confermano la loro leadership mondiale chiudendo la rassegna imbattuti.
La partita è una di quelle in cui si spera che i malcapitati serbi riescano, se non a vincere, quantomeno a rendere la vita difficile alle stelle americane.
E così sembra nei primi minuti di partita dove un'ordinata Serbia riesce a mettere, e non poco, in difficoltà gli USA.
Un ispiratissimo Teodosic e un ottimo asse play - pivot (Teodosic/Markovic e Radulijca), infatti, sembrano imporre il loro gioco e portano il risultato sul 9 - 15 a 3:30 del primo quarto.
Il team USA però non ci sta ed inizia ad alzare il ritmo con le proprie stelle (in particolar modo Harden, Cousins e Irving) e ristabilisce le gerarchie ribaltando il risultato sul 22 - 15.
Il primo quarto si chiude con pieno ritorno USA e il punteggio di 35 - 21 in cui spiccano i 15 punti di Irving e i 6 rimbalzi di Cousins.
Il secondo periodo è un continuum del primo, con gli USA che riescono ad allargare il campo inserendo Gay da 4 (al posto di Faried) a 8:00.
La partita inizia a prendere il senso unico delle precedenti del team USA, con la squadra che inizia a tirare con percentuali stellari ( 45% dal pitturato, 89% da 2 e 71% da tre).
Il primo tempo si chiude sul 67 - 41 e con un enorme macigno sulla Serbia costretta ad una vera e propria impresa.
Nel terzo quarto coach Djordjevic le tenta tutte facendo ruotare tutti i suoi lunghi, sperando di fermare Faried, Cousins&co, e impostando la zona.
Gay da 4 continua ad essere un fattore ma tutta la squadra statunitense si esalta nella terza fazione.
La partita finisce definitivamente a 1:36 dalla fine del periodo con gli USA che mettono il canestro del 100 a 65 e condannano la Serbia alla seconda posizione.
Il quarto quarto è pura accademia e si chiude sul 129 - 92 portando il team USA sul tetto del mondo per la seconda volta cosecutiva.
La Serbia non ha nulla di cui rimproverarsi avendo giocato un ottimo mondiale dimostrando grande carattere soprattutto con squadre di alto livello quali Grecia e Francia.
Serbia: 7 Il voto non è tanto per la finale quanto per l'intero mondiale. Una squadra ordinata, che unisce il fisico dei lunghi all'estro dei piccoli. Il carattere di coach Djordjevic ha fatto il resto, renendo il team uno dei più completi d'europa.
MIGLIORI FINALE
TEODISC 7 (10 PTS, 7 ASSIST) BJELICA 7 (18 PTS, 3 RBO, 7 ASSIST)
MIGLIORI MONDIALE
TEODOSIC 8,5 BOGDANOVIC/KALINIC 8
USA: 9,5 Partita praticamente perfetta che si trasforma, nel terzo quarto, in allenamento. La partita rispecchia un mondiale dominato dagli americani che chiudono imbattuti e con cifre individuali da capogiro.Ottime le intuizioni di coach Krzyzewski che è riuscito a reinventarsi Gay da 4 che, allargando il campo, ha cambiato le sorti della partita
MIGLIORI FINALE
IRVING 9,5 (26 PTS, 4 ASSIST, 1 RBO) COUSINS 9,5 (11 PTS, 9 RBO)
MIGLIORI MONDIALE
THOMPSON 9,5 FARIED/DAVIES 9,5
Alessandro Falanga
VOTI
Alessandro Falanga
Luigi Masullo
I superfavoriti del team USA confermano la loro leadership mondiale chiudendo la rassegna imbattuti.
La partita è una di quelle in cui si spera che i malcapitati serbi riescano, se non a vincere, quantomeno a rendere la vita difficile alle stelle americane.
E così sembra nei primi minuti di partita dove un'ordinata Serbia riesce a mettere, e non poco, in difficoltà gli USA.
Un ispiratissimo Teodosic e un ottimo asse play - pivot (Teodosic/Markovic e Radulijca), infatti, sembrano imporre il loro gioco e portano il risultato sul 9 - 15 a 3:30 del primo quarto.
Il team USA però non ci sta ed inizia ad alzare il ritmo con le proprie stelle (in particolar modo Harden, Cousins e Irving) e ristabilisce le gerarchie ribaltando il risultato sul 22 - 15.
Il primo quarto si chiude con pieno ritorno USA e il punteggio di 35 - 21 in cui spiccano i 15 punti di Irving e i 6 rimbalzi di Cousins.
Il secondo periodo è un continuum del primo, con gli USA che riescono ad allargare il campo inserendo Gay da 4 (al posto di Faried) a 8:00.
La partita inizia a prendere il senso unico delle precedenti del team USA, con la squadra che inizia a tirare con percentuali stellari ( 45% dal pitturato, 89% da 2 e 71% da tre).
Il primo tempo si chiude sul 67 - 41 e con un enorme macigno sulla Serbia costretta ad una vera e propria impresa.
Nel terzo quarto coach Djordjevic le tenta tutte facendo ruotare tutti i suoi lunghi, sperando di fermare Faried, Cousins&co, e impostando la zona.
Gay da 4 continua ad essere un fattore ma tutta la squadra statunitense si esalta nella terza fazione.
La partita finisce definitivamente a 1:36 dalla fine del periodo con gli USA che mettono il canestro del 100 a 65 e condannano la Serbia alla seconda posizione.
Il quarto quarto è pura accademia e si chiude sul 129 - 92 portando il team USA sul tetto del mondo per la seconda volta cosecutiva.
La Serbia non ha nulla di cui rimproverarsi avendo giocato un ottimo mondiale dimostrando grande carattere soprattutto con squadre di alto livello quali Grecia e Francia.
Serbia: 7 Il voto non è tanto per la finale quanto per l'intero mondiale. Una squadra ordinata, che unisce il fisico dei lunghi all'estro dei piccoli. Il carattere di coach Djordjevic ha fatto il resto, renendo il team uno dei più completi d'europa.
MIGLIORI FINALE
TEODISC 7 (10 PTS, 7 ASSIST) BJELICA 7 (18 PTS, 3 RBO, 7 ASSIST)
MIGLIORI MONDIALE
TEODOSIC 8,5 BOGDANOVIC/KALINIC 8
USA: 9,5 Partita praticamente perfetta che si trasforma, nel terzo quarto, in allenamento. La partita rispecchia un mondiale dominato dagli americani che chiudono imbattuti e con cifre individuali da capogiro.Ottime le intuizioni di coach Krzyzewski che è riuscito a reinventarsi Gay da 4 che, allargando il campo, ha cambiato le sorti della partita
MIGLIORI FINALE
IRVING 9,5 (26 PTS, 4 ASSIST, 1 RBO) COUSINS 9,5 (11 PTS, 9 RBO)
MIGLIORI MONDIALE
THOMPSON 9,5 FARIED/DAVIES 9,5
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venerdì 12 settembre 2014
La finale che sospetti
Quando tutti immaginavano un finale quasi scontato ecco che arriva la sorpresa.
La finale che sospetti sarà di scena ai mondiali spagnoli e vedrà di fronte le stelle americane e gli arcigni giocatori della Serbia.
Le due squadre, diametralmente opposte per stazza fisica e tattica, rappresentano il top del basket internazionale dopo aver dominato la fase ad eliminazione diretta.
Il favoritissimo team USA si presenta in gran forma alla finalissima di domenica dopo aver passeggiato anche sulla Lituania.
Il gioco degli americani si è rivelato nettamente superiore a quello di tutti gli avversari incontrati (solo una partita vinta per "appena" venti punti) e i diversi giocatori hanno mostrato le loro doti superiori.
I veri leader del team sono risultati, Irving, giovane play di Cleveland, faro della cabina di regia e primatista negli assist(3.5 asst), James Harden, shoting guard di Houston e mano calda della squadra (13.1 pts), e Kenneth Faried, guida della difesa e rimbalzista di riferimento (7.9 Rbo).
La vera forza degli USA è data dalla panchina che permette svariate possibilità di cambio del quintetto e della tattica di gioco: Curry, Thompson, De Rozan, Drummond e Cousin rappresentano un quintetto di tutto rispetto e di gran lunga superiore a quello titolare di molte altre squadre viste in Spagna.
A tutto questo è da aggiungere il talento e l'esperienza di due campioni come Rose e Gay che con le loro giocate fungono da faro per i giovani compagni di squadra.
La compagine europea ha invece caratteristiche leggermente diverse fondando il suo gioco su un mix fra collettivo e giocate dei singoli nei momenti chiave.
Ispirata, e sorretta, dal fenomeno Teodosic, la Serbia presenta tre caratteristiche fondamentali:
Altro fattore fondamentale è dato dall'esplosività dei giovani serbi e in particolar modo di Bodganovic e Kalinic che hanno mostrato più di una volta di essere degni di scenari internazionali ben più in vista.
Infine i lunghi, pezzo forte del roster, garantiscono fisicità, intensità difensiva e dominio a rimbalzo permettendo anche di riprende fiato a giocatori fondamentali come Raduljica e Krstic.
Anche se il finale sembra scontato, la partita potrebbe risultare molto divertente.
In particolare sarà curioso vedere come i lunghi serbi riusciranno a gestire la potenza di Faried e Davis e se i vari Teodosic, Kalinic e Bodganovic reagiranno alla pressione della finale e del terribile Team USA.
Chi vivrà vedrà...
La finale che sospetti sarà di scena ai mondiali spagnoli e vedrà di fronte le stelle americane e gli arcigni giocatori della Serbia.
Le due squadre, diametralmente opposte per stazza fisica e tattica, rappresentano il top del basket internazionale dopo aver dominato la fase ad eliminazione diretta.
Il favoritissimo team USA si presenta in gran forma alla finalissima di domenica dopo aver passeggiato anche sulla Lituania.
Il gioco degli americani si è rivelato nettamente superiore a quello di tutti gli avversari incontrati (solo una partita vinta per "appena" venti punti) e i diversi giocatori hanno mostrato le loro doti superiori.
I veri leader del team sono risultati, Irving, giovane play di Cleveland, faro della cabina di regia e primatista negli assist(3.5 asst), James Harden, shoting guard di Houston e mano calda della squadra (13.1 pts), e Kenneth Faried, guida della difesa e rimbalzista di riferimento (7.9 Rbo).
La vera forza degli USA è data dalla panchina che permette svariate possibilità di cambio del quintetto e della tattica di gioco: Curry, Thompson, De Rozan, Drummond e Cousin rappresentano un quintetto di tutto rispetto e di gran lunga superiore a quello titolare di molte altre squadre viste in Spagna.
A tutto questo è da aggiungere il talento e l'esperienza di due campioni come Rose e Gay che con le loro giocate fungono da faro per i giovani compagni di squadra.
La compagine europea ha invece caratteristiche leggermente diverse fondando il suo gioco su un mix fra collettivo e giocate dei singoli nei momenti chiave.
Ispirata, e sorretta, dal fenomeno Teodosic, la Serbia presenta tre caratteristiche fondamentali:
- la panchina
- l'esplosività delle giovani leve
- i 6 lunghi in squadra
Altro fattore fondamentale è dato dall'esplosività dei giovani serbi e in particolar modo di Bodganovic e Kalinic che hanno mostrato più di una volta di essere degni di scenari internazionali ben più in vista.
Infine i lunghi, pezzo forte del roster, garantiscono fisicità, intensità difensiva e dominio a rimbalzo permettendo anche di riprende fiato a giocatori fondamentali come Raduljica e Krstic.
Anche se il finale sembra scontato, la partita potrebbe risultare molto divertente.
In particolare sarà curioso vedere come i lunghi serbi riusciranno a gestire la potenza di Faried e Davis e se i vari Teodosic, Kalinic e Bodganovic reagiranno alla pressione della finale e del terribile Team USA.
Chi vivrà vedrà...
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mercoledì 27 agosto 2014
Qualificazioni EuroBasket 2015: Svizzera - Italia=65 - 80 IL PAGELLONE
Nella suggestiva atmosfera del Pala Bellinzona, l'Italia affronta l'ultima partita per le qualificazioni ad EuroBasket 2015.
Gli azzuri, che cercano la testa della classifica del gruppo G, si presentano con il classico "strarting five" con Cinciarini, Aradori, Gentile A., Datome e Cusin.
La partita sin dai primi minuti mostra il suo motivo, con un dominio dei lunghi italiani (questa volta il 5 titolare svizzero è Vogt, ex team manager richiamato in extremis dopo l'infortunio di Brunner e Capela) e una maggiore aggressività della difesa.
Il primo quarto si chiude sul 15 - 28 con Datome che sfiora anche la doppia cifra (9 punti).
Nel secondo quarto Pianigiani mischia le carte e l'Italia si presenta con Gentile S., Vitali L. e Cervi al posto di Cinciarini, Gentile A. e Cusin.
La squadra continua a gestire la partita e a far valere il maggiore tasso tecnico fino a 5:09 quando la caviglia di Gentile A. fa tirare il fiato e allo stesso tempo fa "sgonfiare" la squadra.
La Svizzera, infatti, inizia a crederci portandosi sul 21 -35 e gli azzurri mostrano grande disattenzione in attacco.
Con il ritorno in campo di Datome e Cinciarini la partita viene riportata sui propri binari e il primo tempo si conclude sul 29 -48.
Nonostante il mini - break di metà secondo periodo la squadra risponde bene al campo con 18 rimbalzi e il 60% da due.
Il secondo tempo si apre con il solo Vitali M. come novità (al posto di Aradori) nel quintetto classico.
Anche nel terzo periodo ci sono dormite clamorose degli azzurri che nei primi tre possessi perdono ben tre palle regalando cinque punti agli elvetici (pregevoli gli scambi dei fratelli Mlajan).
Con il ritorno a +20 (tripla di Cinciarin) sale in cattedra il capitano Datome che con due triple (e 22 di score) chiude il terzo periodo sul 44 - 67.
L'ultimo periodo è pura formalità con Pianigiani che premia la panchina e fa ruotare praticamente tutti.
La gara (quintetto finale Gentile S., Vitali L., Vitali M., Polonara e Pascolo) si chiude definitivamente sul 65 - 80 e gli azzurri raggiungono finalmente gli Europei del 2015.
Datome:8 con 24 punti, 7 rimbalzi e 2 assist risulta essere un giocatore fondamentale per la nazionale. Si prende tiri di ogni genere e cerca di responsabilizzare anche i nuovi arrivi. Rimane quasi tutta la partita in campo per poi lasciare il parquet a 2:19 per Polonara.
CAPITANO MIO CAPITANO
Gentile A.= 6,5 gioca come sempre al top ma, anche questa volta, la caviglia fa spaventare l'intero Pala Bellinzona. Rientra nel terzo quarto in campo per poi tornare in panchina date le condizioni precarie.
SFORTUNATO
Cinciarini: 7 rispetto alla partita contro la Russia è un altro giocatore. Diventa leader assoluto della manovra d'attacco nel terzo quarto quando la squadra non gira come dovrebbe. Chiude con 17 punti, 4 rimbalzi e 1 assist.
METRONOMO
Cusin: 7,5 anche lui come Cinciarini è un altro giocatore. Questa volta non soffre la stazza dei lunghi avversari e riesce a dominare sotto canestro spesso e volentieri. Pecca di sufficienza su due ottime giocate di Vogt e Atcho ma risulta comunque decisivo sia in attacco che in difesa.
FORTUNATO
Cervi: 6,5 il giocatore dominante della partita di Cagliari è risulta scarico e anche di parecchio. Sembra essere decisivo in attacco all'inizio ma le eccessive distrazioni e i quattro falli a 8:50 dell'ultimo quarto lo fanno accomodare in panchina senza primeggiare come in altre occasioni.
DISTRATTO
Aradori: 7 combattivo come sempre e desideroso di riscatto. Rimane per quasi tutto il primo tempo sul parquet dove però si distingue anche per qualche "forzatura" di troppo. Si godrà il secondo tempo dal bordo campo per dare spazio alla panchina.
BULLDOZER
Gentile S.= 6,5 buona partita del maggiore dei Gentile che raccoglie 4 punti e 3 assist. Cerca di farsi valere in campo ma risulta troppo distratto nel secondo periodo, quando la Svizzera iniziava a fare paura.
ALTALENANTE
Vitali L.= 7 visione tattica e aggressività difensiva sono le doti che lo contraddistinguono. Anche questa volta fa il suo "sporco" lavoro e riesce anche ad improvvisarsi ala nel quintetto piccolo schierato nel terzo quarto. Esce per eccessivo agonismo all'inizio del terzo periodo per fare spazio a Moraschini.
COMBATTENTE
Vitali M, Moraschini, Polonara, Pascolo= 7 finalmente tutte le nuove leve riescono a scendere in campo. Anche loro, in quella che si tramuta una festa, riescono a dare il loro, seppur minimo, contributo alla causa. Il voto più che per la prestazione vuole essere un augurio per questi quattro ragazzi che ancora riescono a fare la differenza in un campionato dove si preferiscono gli "americani a mezzo servizio".
GIGANTI
Pianigiani= 8 Ancora una volta gli riesce il miracolo. Finisce, come lo scorso anno, nel girone più duro (data la "corazzata" russa e il girone a 3) e come l'anno scorso riesce a mettere il sigillo sulla qualificazione. Anche se non gli riesce, come l'ultima volta, l'en plein dimostra di essere un allenatore di talento e molto attento ai giovani. Si spera in qualche altra soddisfazione, magari nella prossima competizione continentale.
CONDOTTIERO
Gli azzuri, che cercano la testa della classifica del gruppo G, si presentano con il classico "strarting five" con Cinciarini, Aradori, Gentile A., Datome e Cusin.
La partita sin dai primi minuti mostra il suo motivo, con un dominio dei lunghi italiani (questa volta il 5 titolare svizzero è Vogt, ex team manager richiamato in extremis dopo l'infortunio di Brunner e Capela) e una maggiore aggressività della difesa.
Il primo quarto si chiude sul 15 - 28 con Datome che sfiora anche la doppia cifra (9 punti).
Nel secondo quarto Pianigiani mischia le carte e l'Italia si presenta con Gentile S., Vitali L. e Cervi al posto di Cinciarini, Gentile A. e Cusin.
La squadra continua a gestire la partita e a far valere il maggiore tasso tecnico fino a 5:09 quando la caviglia di Gentile A. fa tirare il fiato e allo stesso tempo fa "sgonfiare" la squadra.
La Svizzera, infatti, inizia a crederci portandosi sul 21 -35 e gli azzurri mostrano grande disattenzione in attacco.
Con il ritorno in campo di Datome e Cinciarini la partita viene riportata sui propri binari e il primo tempo si conclude sul 29 -48.
Nonostante il mini - break di metà secondo periodo la squadra risponde bene al campo con 18 rimbalzi e il 60% da due.
Il secondo tempo si apre con il solo Vitali M. come novità (al posto di Aradori) nel quintetto classico.
Anche nel terzo periodo ci sono dormite clamorose degli azzurri che nei primi tre possessi perdono ben tre palle regalando cinque punti agli elvetici (pregevoli gli scambi dei fratelli Mlajan).
Con il ritorno a +20 (tripla di Cinciarin) sale in cattedra il capitano Datome che con due triple (e 22 di score) chiude il terzo periodo sul 44 - 67.
L'ultimo periodo è pura formalità con Pianigiani che premia la panchina e fa ruotare praticamente tutti.
La gara (quintetto finale Gentile S., Vitali L., Vitali M., Polonara e Pascolo) si chiude definitivamente sul 65 - 80 e gli azzurri raggiungono finalmente gli Europei del 2015.
Datome:8 con 24 punti, 7 rimbalzi e 2 assist risulta essere un giocatore fondamentale per la nazionale. Si prende tiri di ogni genere e cerca di responsabilizzare anche i nuovi arrivi. Rimane quasi tutta la partita in campo per poi lasciare il parquet a 2:19 per Polonara.
CAPITANO MIO CAPITANO
Gentile A.= 6,5 gioca come sempre al top ma, anche questa volta, la caviglia fa spaventare l'intero Pala Bellinzona. Rientra nel terzo quarto in campo per poi tornare in panchina date le condizioni precarie.
SFORTUNATO
Cinciarini: 7 rispetto alla partita contro la Russia è un altro giocatore. Diventa leader assoluto della manovra d'attacco nel terzo quarto quando la squadra non gira come dovrebbe. Chiude con 17 punti, 4 rimbalzi e 1 assist.
METRONOMO
Cusin: 7,5 anche lui come Cinciarini è un altro giocatore. Questa volta non soffre la stazza dei lunghi avversari e riesce a dominare sotto canestro spesso e volentieri. Pecca di sufficienza su due ottime giocate di Vogt e Atcho ma risulta comunque decisivo sia in attacco che in difesa.
FORTUNATO
Cervi: 6,5 il giocatore dominante della partita di Cagliari è risulta scarico e anche di parecchio. Sembra essere decisivo in attacco all'inizio ma le eccessive distrazioni e i quattro falli a 8:50 dell'ultimo quarto lo fanno accomodare in panchina senza primeggiare come in altre occasioni.
DISTRATTO
Aradori: 7 combattivo come sempre e desideroso di riscatto. Rimane per quasi tutto il primo tempo sul parquet dove però si distingue anche per qualche "forzatura" di troppo. Si godrà il secondo tempo dal bordo campo per dare spazio alla panchina.
BULLDOZER
Gentile S.= 6,5 buona partita del maggiore dei Gentile che raccoglie 4 punti e 3 assist. Cerca di farsi valere in campo ma risulta troppo distratto nel secondo periodo, quando la Svizzera iniziava a fare paura.
ALTALENANTE
Vitali L.= 7 visione tattica e aggressività difensiva sono le doti che lo contraddistinguono. Anche questa volta fa il suo "sporco" lavoro e riesce anche ad improvvisarsi ala nel quintetto piccolo schierato nel terzo quarto. Esce per eccessivo agonismo all'inizio del terzo periodo per fare spazio a Moraschini.
COMBATTENTE
Vitali M, Moraschini, Polonara, Pascolo= 7 finalmente tutte le nuove leve riescono a scendere in campo. Anche loro, in quella che si tramuta una festa, riescono a dare il loro, seppur minimo, contributo alla causa. Il voto più che per la prestazione vuole essere un augurio per questi quattro ragazzi che ancora riescono a fare la differenza in un campionato dove si preferiscono gli "americani a mezzo servizio".
GIGANTI
Pianigiani= 8 Ancora una volta gli riesce il miracolo. Finisce, come lo scorso anno, nel girone più duro (data la "corazzata" russa e il girone a 3) e come l'anno scorso riesce a mettere il sigillo sulla qualificazione. Anche se non gli riesce, come l'ultima volta, l'en plein dimostra di essere un allenatore di talento e molto attento ai giovani. Si spera in qualche altra soddisfazione, magari nella prossima competizione continentale.
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