venerdì 24 giugno 2016

NBA Draft 2016: dopo Simmons e Ingram solamente sorprese

Il Draft 2016 conferma le previsione solo per le prime due scelte (Simmons e Ingram). Sorprese a partire dalla tre con i non americani a farla da padrone

Draft 2016
Il Draft è una delle tappe fondamentali della pre-season NBA in cui inizia a delinearsi il futuro delle diverse franchigie.
Una scelta alta o uno scambio all'ultimo secondo, infatti, possono determinare le fortune o meno della successiva RS e, allo stesso tempo, far entrare nell'Olimpo (o nell'Ade) della pallacanestro internazionale i giocatori coinvolti.
La notte delle future stelle appena conclusa, rispetto a quella dello scorso anno (che pure aveva destato scalpore per le prime tre posizioni), è riuscita, ancor di più, a spiazzare tanto gli appassionati quanto i Gm di mezzo mondo.
Infatti, mentre le prime due scelte sono state rispettate (rispettivamente Simmons ai 76ers e Ingram
ai Lakers), dalla terza in poi è stato un susseguirsi di sorprese.

Le prime 10 scelte del Draft
Philadelphia 76ers: la scelta di Simmons alla 1 inverte totalmente la tendenza a prendere centri inutili ai fini del roster (attualmente ce ne sono tre di grandi prospettive) come nei precedenti Draft. Brian Colangelo (nuovo proprietario della franchigia) ha finalmente delineato la nuova strada da intraprendere per riportare la franchigia ai fasti di un tempo

Los Angeles Lakers: avere la numero 2 per due anni consecutivi è sempre un vantaggio ma, come accaduto lo scorso anno, in certi casi potrebbe mettere in seria difficoltà la dirigenza. Questa volta i Lakers hanno deciso di puntare sul "sicuro" (Ingram) facendo emergere anche la strategie in FA (sicuramente si punterà più sui lunghi che sugli esterni, reparto quasi del tutto completo con gli attuali innesti).

Boston Celtics: nonostante le offerte di mezza NBA (alcune anche abbastanza allettanti come Noel e Okafor dai 76ers), i verdi di Boston hanno deciso di mantenere la pick n°3. Ainge ha deciso, al contrario dei mock draft degli scorsi giorni, di puntare sull'ala piccola Brown e giocarsi il tutto e per tutto in free agency.

Phoenix Suns: la recente tendenza dei Suns di sperimentare le doti di giocatori europei (vedi Dragic in passato) è rimasta intatta. Scelta l'ala grande del Maccabi Tel Aviv Bender per ricostruire partendo dai lunghi. L'assetto europeo di Phoenix, però, formato da Papagiannis (centro), Labissiere (ala grande) e Bogdanovic (guardia), è stato scardinato dallo scambio con Sacramento (dove sono finiti i tre giocatori) in cambio di una scelta al secondo giro del 2020 e Chriss (scelto dagli stessi Kings)

Minnesota Timberwolves: riescono a strappare la guardia Dunn in maniera del tutto inaspettata. Il  giocatore di Providence, dato alla tre, si accasa quindi alla corte di Thibodeau e va a "rimpolpare" un roster giovane e di sicuro avvenire.

New Orleans Pelicans: la franchigia della città del Jazz ha fatto quel che doveva fare. L'arrivo di Buddy Hield, tiratore mortifero di Oklahoma, si inserisce in uno schema che aveva bisogno di un "restyling" fra le guardie. Rischia di avere più di qualche minuto a disposizione fra i "grandi".

Denver Nuggets:il pregetto di rifondazione partendo dai play trova pieno compimento nella loro scelta. Dalla prossima stagione, infatti, in cabina di regia i Nuggets si ritroveranno la coppia Mudiay - Murray che guiderà la rinascita nella franchigia del Gallo nazionale.

Sacramento Kings: la franchigia di Ranadive lavora, più che sul Draft, sugli scambi. Presi i tre europei da Phoenix, decide di lasciarne uno per strada (il nostro Belinelli, finito a Charlotte per la 22, Malachi Richardson) puntando tutto sulla ricostruzione dopo la deludente RS passata.

Toronto Raptors: la scelta europea, partita con Bender, investe anche i canadesi. La scelta dell''ala/centro lettone Poeltl, giocatore di sicuro avvenire,  potrebbe modificare l'assetto sotto canestro (si parla di Valanciunas in partenza) e, quindi, riportare i Raptors nel limbo del tank per qualche stagione (dato anche il sicuro addio di giocatori chiave quali DeRozan).

Milwuakee Bucks: giocano poco di strategia e puntano sul lungo sicuro. Scelgono Thon Maker, consapevoli della reale età del giocatore, e puntano tutto sul rinnovo di alcune pedine fondamentali.

Casi particolari

Oklahoma City Thunder: fra le tante franchigie che si sono "mosse" durante il Draft, i Thunder rappresentano coloro che, attraverso i diversi scambi effettuati, hanno scoperto maggiormente le loro carte per la prossima stagione. Lo scambio con Orlando (Ibaka ai Magic e Oladipo, Ilyasova e Sabonis jr a Oklahoma) preannuncia la partenza di Durant verso altri lidi e il processo di ricostruzione appena cominciato. La squadra, in ogni caso, non si indebolisce ma rimescola totalmente le carte affidando le chiavi del gioco alla nuova coppia Westbrook - Oladipo.

foto da www.nba.com
Qui tutte le scelte del Draft 2016




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lunedì 20 giugno 2016

NBA Finals 2016: Primo titolo per Cleveland, battuti i favoriti Warriors per 4-3

LeBron&co sconfiggono i Warriors (all'Oracle Arena) per 93-89 e regalano, per la prima volta nella loro storia, l'anello ai Cleveland Cavaliers
 
NBA Finals
Dopo diversi tentativi andati a vuoto e dopo altrettante delusioni nelle Finals, finalmente LeBron James riesce nell'impresa di una vita: portare il titolo in casa Cavaliers.
La squadra guidata da Tyronn Lue (sostituto di Blatt a metà stagione che, come il suo avversario Kerr, riesce a conquistare il titolo al primo tentativo) compie una vera e propria azione eroica non solo per il fattore campo a sfavore ma anche (e soprattutto) per il differente spessore tecnico/tattico degli avversari scardinato nel momento più importante della stagione.
Nonostante gli sfavori dei pronostici, dato anche il record di 73-9 nella RS da parte di Golden State, LeBron&co hanno dapprima "domato" i ragazzi di coach Kerr ed infine hanno violato l'Oracle Arena per 93-89 nella gara decisiva.
Il primo titolo dei Cavaliers è senza dubbio il titolo di James e Irving che, in una serie lunga e dura
Cleveland Cavaliers
come quella finale, hanno letteralmente preso per mano la squadra fino a portarla alla vittoria finale.
Le pecche di Cleveland si sono palesata anche in questa occasione, come spesso accade con le squadre di James, ma in questo caso i campioni dell'Est hanno fatto valere la loro superiorità fisica, in cui spiccano proprio i due protagonisti, sul "basket totale" (il celbre "small ball") dell'ex play Bulls.
Golden State, invece, riesce nella peggior impresa negativa della storia, cedendo il passo nelle partite fuori casa, giocando fin troppo sui nervi (Green docet) e pagandone fino alla fine le conseguenze.
Le "assenze" degli splash brothers nei momenti decisivi non sono state tamponate dalla panchina (vera forza degli Warriors) e l' "eccessivo agonismo" di Green ha compromesso più di una volta la corsa verso le finals.
Curry&co pagano sicuramente le fatiche della regular season, come mostato in tutto il percorso della post-season, e, allo stesso tempo, anche la convinzione di essere "dominanti" su qualunque roster.
LeBron James
Mvp, all'unanimità, è stato eletto LeBron James che con la sua tripla doppia (27 punti, 11 rimbalzi, 11 assist e 3 stoppate) è riuscito finalmente nella doppia impresa di regalare l'anello ai Cavaliers e di "scalzare" la sua fama di "perdente".
Menzione speciale per Anderson Varejao e Richard Jefferson: il primo, pur avendo giocato in canotta giallo-blu, riceverà l'anello per aver militato nella compagine dell'Ohio per metà stagione; il secondo, invece, è riuscito a conquistarsi un posto nel paradiso del basket per aver dimostrato di essere ancora un giocatore chiave, specie nei cambi di gioco, per qualsiasi tipo di squadra.




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