domenica 17 maggio 2015

Basket minore a chi? Real Madrid campione d'Europa 2015

Quando si parla di basket e di spettacolo non si può non pensare al mondo NBA.
Esiste, però, una competizione europea che da anni regala al grande pubblico emozioni paragonabili a quelle d'oltre oceano:l'Eurolega.
Questa sera, nella caldissima atmosfera del Palacio de Deportes di Madrid è andata in scena la finalissima fra i padroni di casa del Real Madrid e i terribili greci dell'Olympiacos.
I blancos, a secco dal 1995, sono reduci da due finali perse in maniera rocambolesca (nel 2013 proprio contro l'Olympiacos per 100 - 88 e nel 2014 contro il Maccabi Tel Aviv per 86 - 98) e questa volta non intendono sfigurare di fronte al pubblico amico.
Le squadre partono con i quintetti classici, schierando Llull - Carroll - Fernandez - Reyes - Ayon da un lato e Spanoulis - Mantzaris - Darden - Printezis - Dunston dall'altro.
Partita che comincia con un'iniziale fase di studio da entrambe le parti, caratterizzata da continui errori in attacco, e solamente un canestro (del Real) nei primi due minuti.
I ragazzi di Laso, vedendo una certa timidezza nel gioco avversario, cercano di sfruttare il fattore tifo portandosi sul 4 - 0 con una gran schiacciata di Rudy Fernandez.
I greci non ci stanno e dopo un 2+1 di Dunston decidono di mescolare le carte in campo e schierare Lojeski al posto di Darden (rendendo il quintetto più fisico).
La mossa risulta efficace e la guardia ne mette 10 dopo pochi minuti, portando il risultato sul 12 - 16 a 3:59.
Il Real sembra totalmente stordito dal nuovo assetto di gioco e, nonostante la buona circolazione di
palla, non riesce più a fare punti (cercando quasi esclusivamente la giocata ad effetto).
Gli spagnoli allora tentano la reazione, grazie ad un fallo tecnico fischiato a coach Sfairopoulos e ad una grande tripla di Llull, ma la frazione si chiude con gli avversari in vantaggio per 15 - 19 (canestro di Petway allo scadere).
Nel secondo quarto ci si aspetta la reazione della squadra di casa ma sia Rodriguez che Rivers risultano troppo imprecisi e troppo impacciati (in particolare dalla lunga distanza).
La squadra del Pireo, al contrario, inizia a sfruttare sia le penetrazioni di Lafayette che le doti sotto canestro di Hunter, portando il risultato sul 15 - 21 a 8:30.
Al minuto 7:40 Laso lancia in campo Nocioni e Maciulis e i due rimettono in carreggiata la loro squadra fino al pareggio (24 - 24) del minuto 5:14.
L'Olympiacos abbassa la guardia e il Real prende in mano la gara prima con Maciulis (che mette due triple) e poi con Fernandez in contropiede (dopo una rubata; 32 - 26 a 1:44).
Il secondo quarto si chiude con un faccia a faccia tra Reyes e Lafayette (dopo un duro blocco irregolare dell'ala) ed una stupenda tripla di KC Rivers(a 30" dal termine) che fissa il risultato sul 35 - 28.
Il secondo tempo parte con la squadra di casa molto aggressiva e con gli ospiti sempre più lontani ( Llull da 2 e Fernandez da 3 portano il Real sul 40 - 29 a 7:23).
I greci continuano a sbagliare senza sosta ma dal minuto 6:13 (con il ritorno in campo di Matt Lojeski) mettono i brividi a tutto il palazzetto facendo tornare alla mente la maledetta finale del 2013.
I bianco - rossi, infatti, cominciano una pazzesca "remuntada" (triple di Lojeski e Sloukas e canestro di Printezis) che si conclude solo a 3:50 dal termine quando il punteggio è di 40 - 41.
Il Real, però, riesce a reagire e sale il cattedra con il protagonista che non ti aspetti: Jaycee Carroll.
Lo scatenato americano in poco più di tre minuti ne mette 3/4 da 3 e 1/1 da 2(dopo l'errore da 3), terminando il periodo con la sua squadra in vantaggio per 53 - 46.
Nel quarto quarto, quando tutti si aspettano il risveglio di Spanoulis (non pervenuto per tutta la gara), i blancos decidono di ingranare la marcia, raggiungendo il +10, con Slaughter e Nocioni da 3, a 6:52.
L'Olympiacos, non riuscendo più a punire da 3 (arma in più dei greci), decide di cambiare strategia sfruttando i propri lunghi nel pitturato.
Il nuovo gioco permette di raccogliere subito i frutti e la squadra di Sfairopoulos, dopo aver ancora una volta registrato la difesa, si riporta sotto (62 - 55).
I madrileni calano improvvisamente ma grazie ad un Nocioni di altri tempi (tripla e stoppata in rapida sequenza) ammazzano il match a 2:50 (69 - 55).
La gara si chiude sul 78 - 59 dopo la tripla di Rodriguez (a 13" e match ormai terminato) e il gesto di stizza del grande assente (Spanoulis) dopo il tiro dello spagnolo.
Il Real torna campione dopo venti anni di assenza (ultima finale vinta proprio contro l'Olympiacos per 73 - 61) e dopo le drammatiche esperienze del 2013 e del 2014.
MVP: Andres Nocioni (12 pts, 7 rbo, 2 asst, 1 blk), Jaycee Carroll (16 pts, 3 rbo, 1 stl)


Alessandro Falanga   




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Quel maledetto secondo: il finale di gara 7 tra Clippers e Spurs



venerdì 15 maggio 2015

Dalla Turchia all'Italia passando per la Spagna: la Lega A riabbraccia Pietro Aradori

Mentre oltre oceano vanno in scena le spettacolari sfide dei playoff NBA, il campionato italiano si prepara ad affrontare la volata scudetto.
La stagione regolare si è chiusa con lo scontato dominio di Milano (con il record di 26 - 4) ma con tante sorprese fra le altre sette qualificate.
La squadra che maggiormente si è distinta subito dopo i Campioni d'Italia in carica è l'Umana Reyer Venezia.
Come preannunciato ad inizio stagione, Venezia si è rivelata la cenerentola del nostro campionato grazie all'immensa competenza tecnica di coach Recalcati (vero colpo di mercato estivo) e all'estro cestistico di Stone, Goss, Peric e del gruppo ex Mens Sana Siena (Viggiano, Ress, Ortner, Nelson).
Il secondo posto ottenuto in campionato (record 22 - 8) ha entusiasmato tutto l'ambiente veneto tanto da indurre la dirigenza completare il roster con un ulteriore tassello: Pietro Aradori.
La guardia/ala originaria di Brescia ha vissuto una stagione altalenante e alquanto strana.
Infatti, dopo l'addio a Cantù (e le successive polemiche sul livello del campionato e sui club), Pietro è sbarcato nel campionato turco in cerca di fortuna con la maglia del Galatasaray.
I risultati al di sotto delle aspettative (a cui si aggiunge il suo basso minutaggio) e, soprattutto, i problemi finanziari lo costringono ad abbandonare quasi subito la squadra di Atam.
Il periodo di inattività è breve e le offerte non tardano ad arrivare; Pietro, però continua a guardare oltre lo stivale, trovando un porto sicuro in Spagna all'Estudiantes de Madrid.
Malgrado le ambizioni  della nuova squadra non siano di alto profilo, Aradori decide di mettersi totalmente in discussione in questa nuova avventura.
A Madrid dopo sole venti partite, ed una salvezza raggiunta nel finale di stagione, la guardia/ala lascia il segno tanto da trovare attestati di stima ovunque.

Raggiunto l'obiettivo in Spagna, Pietro riceve una proposta che non si può rifiutare dalla Reyer.
Le prime dichiarazioni hanno subito entusiasmato tutto l'ambiente veneto ("Sono qui per aiutare Venezia e andare più avanti possibile nei playoff. Venezia ha disputato un grandissimo campionato, mi hanno detto tutti che è un bel gruppo, sono qui per dare una mano, con la mia esperienza, la voglia di vincere e di fare gruppo".) che è ben consapevole della capacità di spostare gli equilibri del giocatore.
Nello scacchiere di Recalcati dovrebbe ricoprire il ruolo di 3, rubando qualche minuto a Dulkys e Viggiano, ma potrebbe facilmente ricoprire anche quello di 2 in quintetti più fisici.
L'attitudine del coach a schierare quintetti bassi che si allargano sul perimetro, inoltre, lo rendono un'arma in più per la squadra grazie anche alle sue ottime doti da 3.
BENTORNATO E IN BOCCA AL LUPO!!

Alessandro Falanga




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domenica 3 maggio 2015

Quel maledetto secondo: il finale di gara 7 tra Clippers e Spurs


“Parliamoci chiaro, non cambia nulla”. 
Paul su una gamba sola ha appoggiato al vetro il nuovo vantaggio Clippers lasciando un solo secondo sul cronometro della gara e quindi un solo secondo di speranze Spurs
Flavio Tranquillo commenta così l’errore al tavolo per cui il cronometro è partito in anticipo rispetto alla rimessa degli speroni “spoilerando” in un certo senso lo schema previsto da Popovich a Rivers e i propri giocatori. 
Ma siamo sicuri che non cambi proprio nulla? Com’è ben noto, l’arsenale a disposizione di coach Pop per quanto riguarda gli schemi su rimesse nei finali di partita è estremamente ampio, probabilmente nessun allenatore come lui cura così tanto questo particolare del gioco, risultando sempre imprevedibile in ogni situazione gli si presenti contro. 
Tornando alla gara, Pop per l’ultimo possesso tira fuori Duncan inserendo Matt Bonner al suo posto, ovviamente per aprire il campo. 
Con lui c’è Leonard, Belinelli, Parker e Diaw a fare la rimessa. 
Ciò che l’allenatore Spurs voglia far credere alla squadra avversaria è ben chiaro, “siamo in trasferta, metto su i tiratori e ovviamente si va per vincer la partita”. 
Insomma, tutto chiaro, e chiunque tra coloro che sono incollati allo schermo a vedere la partita sembra convinto dall’idea di Pop e percepisce che gli Spurs vogliano andare per la vittoria. 
A questo punto torniamo a Diaw che sta per rimettere in campo. 
Il Francese ha ancora la palla in mano, Leonard blocca per Bonner per poi tagliare verso il canestro con Bobo pronto ad alzare per le infinite braccia dell’MVP delle finals dello scorso anno. 
Il tutto è però interrotto perché, come detto, il cronometro parte in anticipo, il gioco Spurs è spezzato a metà e la rimessa va rifatta. 
Qualcosa cambia? Io credo proprio di sì, ed è evidente rivedendo l’azione. 
Leonard blocca nuovamente per Bonner e taglia verso il canestro ma Barnes, conscio di ciò che era successo in precedenza, si stacca dal proprio uomo per intercettare il passaggio a centro area. 
Il tutto accade con estrema puntualità e i Clippers volano al secondo turno. 
Ridurre a questa situazione una partita fantastica e degna d’essere una gara 7  è un insulto al gioco del basket, ma siamo sicuri che “Non cambia nulla”? 
A tutti è noto di quanto sia anni luce avanti l’NBA e in una gara 7 di questa portata, così sentita e così battagliata, un errore del genere, a mio avviso, non è neanche lontanamente concepibile. 

Antonio Santillo


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